Al referendum mancano cinque mesi, ma la campagna di Matteo Renzi per il "sì". In barba alle amministrative in programma tra pochi giorni. E per la sua battaglia il premier arruola anche un altro "toscanaccio": lo stesso Roberto Benigni che da anni decanta i pregi di quella che chiama la "Costituzione più bella del mondo".
"Infatti farebbero bene ad attuarla, prima di pensare a cambiarla", dice il "guitto" a Repubblica, "La Carta è nata come una promessa alle generazioni future. La Costituzione, come la democrazia, è un paradosso, perché chiede a tutti le virtù di pochi". Eppure ora da strenuo difensore della Carta, Benigni si schiera a favore delle riforme costituzionali: "I Costituenti si sono preoccupati di disegnare la porta, perché sapevano benissimo che un paradiso da cui non si può uscire diventa facilmente un inferno", spiega, "Dunque hanno previsto i meccanismi di revisione del loro testo. Io sono affezionato particolarmente alla prima parte, quella dei diritti e dei doveri, che per fortuna nessuno vuole toccare. Ma sulla parte dell'ordinamento dello Stato intervenire si può, anche tenendo conto della fase storica in cui la Costituzione è nata, dopo un periodo di umiliazione del Paese e delle sue istituzioni".
Benigni e il referendum
Benigni non è spaventato nemmeno dalla possibilità che l'Italicum possa riportare in auge una sorta di regime in cui chi vince detiene da solo il potere: "Lei sa che io non sono né un costituzionalista né uno storico, parlo da cittadino", si difende, "Ma dopo settant'anni di democrazia, se qualcuno volesse provare a farsi dittatore nell'Italia di oggi sa cosa verrebbe fuori? Un tiranno da operettaIo credo che la cornice di valori della Carta non sia affatto in pericolo. Certo, bisogna tenere gli occhi aperti".
Nemmeno l'idea di trasformare il referendum in un plebiscito per il governo lo spaventa: "Renzi mi ricorda più un giocatore di poker, quelli che si puntano l'intera posta spingendo le fiches con le mani: all in. Ma guardi bene e ascolti meglio, perché può esserci il trucco all'italiana. Renzi non dice mai se perdo vado via, me ne vado. Dice: se perdo vado a casa. Stia attento: dov'è casa sua? Lui abita da due anni a Palazzo Chigi. Capito?".
In ogni caso Benigni starà col premier. "Col cuore mi viene da scegliere il no. Ma con la mente scelgo il sì. E anche se capisco profondamente e rispetto le ragioni di coloro che scelgono il no, voterò sì", dice, "Sono trent'anni che sento parlare della necessità di superare il bicameralismo perfetto: niente. Di creare un Senato delle Regioni: niente. Di avere un solo voto di fiducia al governo: niente. Pasticciata? Vero. Scritta male rispetto alla lingua meravigliosa della Costituzione? Sottoscrivo. Ma questa riforma ottiene gli obiettivi di cui parliamo da decenni. Sono meglio del nulla. E io tra i due scenari del giorno dopo, preferisco quello in cui ha vinto il "sì", con l'altro scenario si avrebbe la prova definitiva che il Paese non è riformabile".
L'attacco al berlusconismo
E poteva forse mancare l'attacco al berlusconismo? "Ci copiano, e anche spudoratamente", dice l'attore parlando degli Stati uniti, "Non vede che sta correndo per la Casa Bianca un imprenditore miliardario, che non si è mai occupato di politica, che è sceso in campo per tutelare i suoi interessi, che ha dei guai giudiziari per evasione fiscale, che fa una gaffe dietro l'altra, che si circonda di belle donne e che ha problemi con i capelli? Copiato da noi, tutto.
Poi ci sono giornalisti che si domandano come si può eleggere uno così. Ma noi lo abbiamo già fatto, ci siamo arrivati vent'anni prima. Gliel'ho detto, ci lamentiamo sempre eppure siamo un modello da esportazione, anzi siamo dei pionieri".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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