Lecce, la versione del legale dell'arbitro "Eleonora e Daniele vittime di un pazzo"

L'autopsia sui corpi: il killer si è accanito con violenza inaudita

Lecce, la versione del legale dell'arbitro "Eleonora e Daniele vittime di un pazzo"

Tassello dopo tassello si sta componendo il puzzle della morte di Daniele De Santis e della sua fidanzata, Eleonora Manta, per arrivare all'assassino.

I carabinieri del nucleo operativo di Lecce anche ieri hanno continuato gli interrogatori degli amici della coppia, mentre la Procura attende il risultato della consulenza informatica sui telefoni delle vittime. Eseguita da Silverio Greco, che ha setacciato i cellulari a caccia di indizi utili a risalire al killer, ammesso che fosse una persona conosciuta dai due. La chiave del delitto, avvenuto il 21 settembre nella casa di via Montello, in cui il giovane arbitro e la funzionaria dell'Inps erano andati a convivere da poco, potrebbe essere proprio negli ultimi contatti avuti nei giorni antecedenti la loro morte.

Il movente su cui puntano i carabinieri resta sempre quello passionale per il modus operandi dell'assassino, che avrebbe usato un coltellaccio da cucina e per l'efferatezza nello scagliarsi sui due corpi. «L'assassino si è accanito - ha detto l'avvocato della famiglia De Santis, Mario Fazzini - il segreto istruttorio mi impone di non rivelare le risultanze degli esami effettuati dal medico legale Roberto Vaglio, ma c'è stata enorme violenza su entrambi». Sul fatto che l'accoltellatore fosse una persona conosciuta non vi è alcuna certezza: «Gli inquirenti sono al lavoro - ha proseguito il legale - non escludiamo nulla, neppure che si sia trattato di un pazzo». Le indagini dei carabinieri non trascurano alcuna pista, anche se diversi testimoni avrebbero parlato di un corteggiatore molto accanito, che Eleonora avrebbe rifiutato in nome del suo amore per Daniele. E la frase «Andrea, no!», che sarebbe stata pronunciata dalla trentenne prima di cadere sotto i colpi dell'assassino, resta ancora un mistero, come i biglietti sporchi di sangue ritrovati nel cortile della palazzina dell'orrore.

I pm Maria Consolata Moschettini e Leonardo Leone de Castris della Procura di Lecce, invece, hanno smentito la notizia circolata mercoledì pomeriggio di un 37enne di Aradeo (paese limitrofo a Seclì, di cui Eleonora era originaria) che si chiamerebbe Andrea e sarebbe stato fermato come potenziale omicida. In realtà un giovane con quel nome è stato ascoltato nella speranza di fornire dettagli utili per arrivare alla svolta, ma si tratterebbe di un amico dell'arbitro. Quello che l'avvocato della famiglia si sente di escludere è certamente il movente economico: «Sia Daniele che Eleonora erano due giovani con la testa sulle spalle, lavoravano, avevano l'indipendenza economica e facevano una vita tranquilla, senza sperperi e inutili lussi». La vita che la giovane donna postava regolarmente su Instagram, dove ha fotografato anche i lavori nella casa di via Montello. Altro movente che l'avvocato non reputa realistico è quello legato alla ristrutturazione dell'appartamento da poco conclusa. «La famiglia ne sarebbe stata a conoscenza», ha detto. Inoltre, i genitori non hanno trovato alcuna macchia nel passato recente di Daniele. «Sono chiusi in un dolore che non trova conforto» ha detto Fazzini.

Al padre è toccato riconoscere il cadavere mentre per Eleonora lo ha fatto la madre. Ai funerali avevano pensato alla piazza di Seclì, ma bisognerà capire se nel rispetto delle norme anti-Covid lo spazio è adatto ad accogliere la folla che vorrà partecipare.

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