"Lei è solo mia, vediamoci all'Oasi" Il prof ucciso per gelosia dal tecnico

Incastrato dalle telecamere. In manette Claudio Cesaris, 68 anni, un ex collaboratore del docente. La donna lo aveva denunciato per stalking

"Lei è solo mia, vediamoci all'Oasi" Il prof ucciso per gelosia dal tecnico

Roma. Ucciso per gelosia. Fermato il presunto assassino, Claudio Cesaris, 68 anni, tecnico dell'Università di Pavia in pensione. La vittima, Dario Angeletti, docente in Ecologia e Biologia Marina dell'Università della Tuscia, avrebbe avuto una relazione con una donna contesa dall'ex collega. Una storia assurda cominciata quando il pensionato si trasferisce nel Viterbese, a San Martino al Cimino, mesi fa. Martedì all'ora di pranzo i due si danno appuntamento per chiarire. Il luogo è a pochi passi dal laboratorio di ecologia e centro ittiogenico sperimentale alle Saline. Angeletti saluta i suoi due assistenti, un uomo e una donna. «Mangio un panino e torno». Nonostante siano le ultime persone a vederlo in vita non sono state ascoltate. La Volvo grigia percorre poche centinaia di metri, fino al parcheggio del parco faunistico. Un posto isolato in cui vivono una decina di persone. Le telecamere di sicurezza dell'Oasi naturalistica riprendono la sua auto e quella di Cesaris. Il prof si ferma, apre la portiera, fa salire in macchina il suo vecchio collega. Quando Cesaris estrae l'arma, un revolver regolarmente denunciato, la vittima innesta la prima e cerca di fuggire. Le tracce sul terreno raccontano di una brusca frenata, seguita probabilmente dal colpo esploso a bruciapelo sulla nuca. Angeletti si accascia sul volante, morto all'istante. La cintura ancora allacciata, la testa devastata. Cesaris fugge. Una delle due telecamere riprende tutto.

Ai carabinieri ci vuole poco per raggiungerlo nella sua abitazione. L'interrogatorio va avanti per tutta la notte. Cesaris, che ha una denuncia per stalking, nega. L'arma non viene trovata nonostante le ricerche con i fari alogeni dei vigili del fuoco. La calibro 38 non è nemmeno a casa. Cesaris viene sottoposto alla prova Stub ma i risultati non saranno pronti prima di oggi. L'uomo viene incalzato, sempre con la stessa domanda: «L'hai ucciso tu?». Cardiopatico, accusa un malore e viene portato all'ospedale Belcolle di Viterbo. È piantonato ma il magistrato di turno aspetta ancora per emettere il fermo. Gli inquirenti non sono sicuri di aver trovato l'assassino. Sulle prime, nonostante Angeletti non avesse alcuna arma in mano o nell'auto, pensano addirittura a un suicidio.

Mercoledì notte la svolta: a inchiodarlo la stessa donna. Adriana B., 39 anni, ricercatrice pavese da sei mesi trasferita a sua volta a San Martino al Cimino. Il killer per lei aveva lasciato la moglie. Lei però lo ha denunciato per stalking. Una testimonianza chiave che iscrive il 68enne sul registro degli indagati per omicidio volontario, poi arriva anche il provvedimento di fermo. Il pensionato, originario di Dresano, nell'hinterland milanese, ha lavorato per anni nel laboratorio di Eco-Etologia dei Vertebrati del Dipartimento di Scienze della Terra e dell'Ambiente all'Università di Pavia. Un curriculum di tutto rispetto: funzionario per il ministero degli Affari Esteri in Kenya e nello Yemen, ha svolto consulenze scientifiche per diversi enti tra cui la Regione Lombardia. In attesa della convalida, che avverrà domani, dell'esame autoptico e della prova Stub, Cesaris resta in stato di fermo.

Tarquinia è in lutto.

«Dario è stato un collega e un grande amico - scrive Alessandro C. -. Con lui ho condiviso per 11 anni ogni giorno di lavoro, momenti belli e brutti. Una persona unica, buona, onesta. Lavorare al suo fianco è stato un onore e un privilegio».

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