FdI vuole separare le carriere anche tra i magistrati contabili

L'emendamento di FI per punire la toga che abusa del carcere

FdI vuole separare le carriere anche tra i magistrati contabili
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Nonostante le barricate delle opposizioni e delle toghe, sulla giustizia i partiti della maggioranza non mollano. Ne è prova il fatto che oggi tra gli emendamenti contenuti nella riforma della giustizia contabile ce ne siano due che prevedono la tanto perseguita separazione delle carriere.

Il primo, a firma Paolo Emilio Russo di FI, è focalizzato più sul riassetto organizzativo e prevede tra le altre cose che «i magistrati attualmente assegnati alla procura generale o alle procure territoriali possono chiedere l'assegnazione a una sezione della Corte dei conti ubicata in regioni diverse da quelle in cui hanno esercitato le funzioni di pubblico ministero».

Il secondo, targato Fdi, è ancora più chiaro: «La carriera dei magistrati che esercitano funzioni requirenti è distinta e separata da quella dei magistrati che svolgono funzioni giurisdizionali, consultive, di controllo e referenti». Un segnale netto, insomma.

«Riteniamo la separazione delle carriere un principio cardine che vale quindi anche nell'ambito della magistratura contabile. È evidente come, prevedendo la riforma di quest'ultima, fosse necessario e doveroso ribadire questa necessità», dichiara al Giornale Augusta Montaruli(foto) prima firmataria dell'emendamento nonché deputata di FdI.

Sul lato della punibilità dei magistrati, all'ordine del giorno c'è anche l'emendamento del deputato di Forza Italia Enrico Costa che prevede che quando si verifichi un caso di ingiusta detenzione il fascicolo sul magistrato venga inviato direttamente alla Corte dei Conti in modo che quest'ultima possa valutare la contestazione del danno erariale ai danni della toga.

Dal 1992 a oggi, soltanto una giudice del tribunale di Salerno, rea di «aver disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari senza la richiesta del Pubblico Ministero e perciò integrando anche il reato di sequestro di persona», è stata condannata a pagare. Una sola condanna su 30mila vittime finite in carcere senza che vi fossero i presupposti.

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