Nel 2019, già mezzo pensionato, era tornato in pista per raccogliere i resti sfilacciati del suo partito e battere il grande nemico dell'America democratica: Donald Trump. Doveva essere un presidente di transizione e con la scelta di ritirarsi a favore di Kamala Harris, Joe Biden è sembrato confermare in qualche misura il suo destino. Anche le circostanze del passo d'addio danno simbolicamente l'idea di una presenza ormai marginale. Il ritardo accumulato dal programma della convention ha fatto sì che il discorso tanto atteso del presidente in carica iniziasse a tarda ora: sulla costa orientale erano le 23.30, il prime time finito da un pezzo. Mai successo prima. Mentre terminava di parlare il pubblico dello United Center di Chicago stava già iniziando ad alzarsi e a sgomberare la sala, dopo una giornata intera piena di discorsi e di festeggiamenti.
Da ieri Joe Biden è tornato a fare quello che gli riesce meglio, ha commentato senza pietà l'Economist: il comprimario, la spalla di protagonisti con più carisma. Gli succede da sempre, da quando i suoi compagni lo chiamavano «bye-bye», prendendolo in giro per la balbuzie che non saputo del tutto vincere nel corso dei decenni; gli è successo in politica, e sicuramente negli anni della vice-presidenza, trascorsi qualche passo indietro lo scintillante Obama.
Eppure anche da primo inquilino della Casa Bianca Biden ha, secondo molti, dimostrato le doti di resilienza, la capacità di incassare e di reagire, che sono da sempre la sua principale caratteristica politica. Lo stesso Economist, che non gli ha risparmiato le critiche, ha sottolineato le difficoltà che «sleepy Joe» ha dovuto affrontate all'inizio del suo mandato: il traumatico assalto al Campidoglio, le conseguenze sociali e produttive della pandemia.
I numeri dell'economia gli danno ragione: mai la disoccupazione è stata così bassa; la ricchezza delle famiglie è cresciuta, soprattutto quella dei nuclei a basso reddito; la Borsa viaggia verso nuovi massimi, incurante perfino del recente scivolone di alcuni colossi hi-tech. Se si guarda a uno dei cavalli di battaglia delle politiche del partito democratico, l'accesso al sistema sanitario, il successo è stato pieno. Secondo una recente analisi di Bloomberg nella seconda parte del 2023 il numero di americani senza polizza assicurativa ha toccato un minimo storico: 7,2% della popolazione. All'inizio del suo mandato i sottoscrittori del piano sanitario pubblico, Obamacare, erano 12 milioni; oggi superano i 21.
C'è chi avrebbe potuto cantar vittoria, ma non stato questo il caso di Biden: negli ultimi mesi la sua popolarità è rimasta bassa, se non bassissima. A confronto con i suoi tre predecessori (Bush, Obama, Trump) nella stessa fase del mandato ha continuato a essere il meno amato. A poche settimane dal suo ritiro aveva un indice di gradimento pari al 38%, una cifra con cui mai nessun presidente era stato rieletto. Gli americani non sono riusciti a perdonargli i due insuccessi principali dell'intero quadriennio: l'incapacità di mettere sotto controllo l'immigrazione e l'aumento dei prezzi.
Sul primo fronte il record del 2023 parla di quasi 2,5 milioni di migranti intercettati alla frontiera sud-occidentale. Gran parte di loro sono riusciti a svicolare tra le maglie del sistema giudiziario rimanendo nel Paese in uno stato di illegalità o di legalità provvisoria. Ormai non arrivano più dal Messico o dai Paesi appena a Sud. In moltissimi arrivano dal Venezuela alla fame di Maduro, dalla Colombia, dall'Ecuador. Non si dichiarano migranti economici ma chiedono asilo, e poi spariscono.
Quanto ai prezzi, l'inflazione ha eroso il potere d'acquisto delle famiglie. Ora è in frenata (l'ultimo dato statistico, al 2,9% è il più basso degli ultimi anni), ma gli americani sentono il morso del recente passato. Ora è Kamala Harris a doversi sbarazzare della pesante eredità.
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