Il suo codice di identificazione Nato è Hind, la sigla con cui è identificato in patria, sin dai tempi dell'Urss, è il Mi-24. Ma per tutti è sempre stato la «corazzata volante», il pezzo più temibile della flotta ad ala rotante di Mosca. Ironia della sorte sarebbero stati proprio due di questi elicotteri, vero orgoglio sovietico, a consentire agli ucraini un micidiale contrattacco in territorio russo. All'alba sarebbero partiti dai Mi-24 i razzi s8 che hanno incendiato i depositi di carburante di Belgorod. Danni gravi, i serbatoi sono stati spenti solo in serata, che hanno portato ad avvisare immediatamente Putin. E che i russi, i primi a certificare che si tratti di un attacco che ha beffato i loro sistemi radar, hanno subito classificato come aggressione al loro territorio, minacciando ritorsioni in sede di trattativa.
Tanto che, a differenza di molte altre azioni, il governo di Kiev si è guardato bene dal portare avanti rivendicazioni. Il ministero della Difesa ucraino ha rifiutato di commentare direttamente le accuse di Mosca: «L'Ucraina sta conducendo un'operazione difensiva contro l'aggressione russa sul territorio ucraino, e questo non significa che siamo responsabili di ogni catastrofe sul territorio russo. Non confermerò né smentirò queste accuse». Così il portavoce Oleksandr Motuzyanyk. Non sarebbe nemmeno la prima volta che Belgorod, uno snodo fondamentale per la logistica russa, che funziona soprattutto sfruttando le linee ferroviarie, viene colpita. La cittadina era già stata obiettivo di un presunto attacco missilistico, ancora di notte: un missile avrebbe distrutto un'installazione militare, probabilmente un deposito di armi, innescando una violenta esplosione (ci sono svariati filmati a documentarlo). Anche in questo caso non si è arrivati ad una rivendicazione precisa dell'attacco, gli incidenti esistono. Certo a Belgorod iniziano ad essere veramente frequenti... E così tra silenzi e accuse si è arrivati anche alla «fantaguerra». Qualcuno ha evocato l'ipotesi di elicotteri del Cremlino che colpiscono da soli i propri depositi, per avere un ulteriore casus belli. Ma sembrano elucubrazioni piuttosto irrealistiche. Piuttosto quello che è accaduto a Belgorod ricorda la nave da sbarco russa semi-affondata dalla deflagrazione del carico a Berdyansk (anche altre due unità sono state danneggiate): anche qui non è stato escluso l'impiego di un missile terra-terra lanciato dagli ucraini. E tutti questi attacchi minano la logistica di Mosca che è molto complessa. Gli enormi reparti militari dell'esercito russo sono pesantemente armati ma sono vere e proprie idrovore di benzina e munizioni. Ogni soldato può arrivare a consumare quasi duecento chili di materiali al giorno (tra proiettili di vario tipo, provviste, carburante e beni deperibili). Tutto ciò che ferma la catena di rifornimento è molto peggio di un carro armato centrato da un javelin.
A prescindere da Belgorod, che gli ucraini siano in più zone passati al contrattacco è un fatto. E filmati di incursioni e scontri documentano una situazione ben diversa da quella che molti, soprattutto a Mosca, si sarebbero aspettati a inizio conflitto. Le forze aeree di Kiev (quantomeno i droni e gli elicotteri) continuano a colpire, e a quanto pare, a questo punto sono i russi a sostenerlo, sono in grado di raggiungere target importanti persino in territorio nemico. Una prova di vitalità e organizzazione, a ben più di un mese dall'inizio del conflitto, stupefacente. E che fa supporre che i mezzi e l'addestramento ucraini fossero stati largamente sottostimati.
Per altro la capacità ucraina di interdire ai russi la terza dimensione del campo di battaglia, invece, potrebbe persino salire. È di qualche giorno fa la conferma dell'arrivo nel loro arsenale dei missili britannici starstreak. Si tratta di armi a corto raggio (portata massima di 7 chilometri) che possono essere lanciate da dispositivi a spalla, tripodi, lanciatori multipli e veicoli. Sono a triplice testata (molto difficile da ingannare con contromisure come i flares) progettati principalmente per distruggere aerei, elicotteri e droni, ma possono essere efficaci anche contro i veicoli a terra. La loro caratteristica principale è la velocità estrema, compresa tra Mach 3 e Mach 4. Insomma questi e altri armamenti dovrebbero contribuire a rendere le unità ucraine più libere di agire, soprattutto ora che le forze russe si stanno riposizionando, avendo esaurito la loro spinta offensiva. Ecco spiegati alcuni successi importanti riportati dagli ucraini nelle ultime ore: hanno ripreso i villaggi di Sloboda e Lukashivka nel Sud di Chernihiv e si sono posizionate lungo una delle principali vie di rifornimento tra la città e Kiev. Ma esiste anche il rovescio della medaglia. I russi stanno concentrando gli sforzi, razionalizzando e consolidando nel Donbass, stringendo il cerchio su Mariupol.
Intanto la zona di Kiev continua ad essere colpita da lunga distanza.
Insomma le forze russe sono passate ad un posizionamento che potrebbe anche portare gli ucraini ad essere più aggressivi per recuperare territorio. Ma in questo caso sarebbero le truppe di Mosca a poter sfruttare, almeno in certi casi, il vantaggio di «giocare in difesa». E non è un vantaggio da poco.
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