L'essenziale (e la vita) in quell'abbraccio

Poche cose sono difficili da raccontare quanto le buone notizie. E il ritorno a casa di Cecilia Sala, finalmente libera, è sicuramente una buona notizia

L'essenziale (e la vita) in quell'abbraccio
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Un abbraccio è un abbraccio è un abbraccio è un abbraccio... A vedere Cecilia Sala che corre giù dalla scaletta dell'aereo che l'ha riportata in Italia, allarga le braccia e si stringe al fidanzato, viene in mente la poesia di Gertrude Stein e quella sua rosa, semplicissima e piena di sfaccettature insieme.

Poche cose sono difficili da raccontare quanto le buone notizie. E il ritorno a casa di Cecilia Sala, finalmente libera, è sicuramente una buona notizia. Di più: una notizia che non può che renderci contenti. E perciò quell'abbraccio ci ricorda la rosa di Stein: è istinto, ma è anche pieno di significato. In quell'abbraccio, come nella rosa, c'è tutto: è la concretezza di un istante in cui l'universo di una persona si concentra, la sua anima, i suoi sogni, il suo amore, le sue paure, le sue speranze, i suoi desideri, il suo passato, il suo futuro, la sua libertà. Sono tutti lì, in quel presente di un gesto banale e speciale, così spontaneo da essere il primo dei bambini quando escono dalla pancia della mamma: allargare le braccia, e piangere. «Ciao, sono tornata» ha detto lei, come per ribadire che l'essenzialità è molto più efficace della retorica. E in effetti è così: è tornata a casa, qualcosa che dovrebbe essere ovvio, e invece in questo caso sembra miracoloso, perché tornare a casa da un carcere di Teheran non è affatto scontato. Ma il suo «Sono tornata» può anche voler dire: sono tornata a fare il mio mestiere. E correre fuori dall'aereo, e allargare le braccia, è così normale, quando si è felici di tornare a casa, eppure è così straordinario, quando significa che sei di nuovo libera, in un Paese libero, e ti sei lasciata alle spalle un regime che ti ha messo in carcere, come centinaia di giornalisti, scrittori e dissidenti prima di te (e, purtroppo, dopo).

Poi, tutti sappiamo che dietro quell'abbraccio c'è un gran lavoro, politico e diplomatico, che con i sentimenti c'entra poco. Eppure, quando una ragazza può riabbracciare il suo ragazzo, e piangere di gioia, alla faccia di un regime intollerante, il presente, che sta racchiuso tutto lì in quell'attimo speciale, ci piace un po' di più.

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