"Mettetelo in secondo piano...". Quei timori di Letta sul voto anticipato

Il segretario del Pd vuole sbarrare la strada del Colle a Draghi per evitare le elezioni nel 2022, come vorrebbe Salvini. Così prepara il jolly: una donna presidente. E spunta Finocchiaro

"Mettetelo in secondo piano...". Quei timori di Letta sul voto anticipato

Una donna al Quirinale per garantire la fine naturale della legislatura. Allontanando così il voto fino all’ultimo secondo possibile. I nomi? Al momento quello più solido appare la ministra della Giustizia, Marta Cartabia. Ma su questo è tutto da vedere. La strategia del Partito democratico è comunque chiara ed è stata dettata direttamente da Enrico Letta, che su questo punto trova concordia unanime: nessuno dei parlamentari, di qualsiasi corrente, si sogna di chiedere il ritorno alle urne. L’intento è quello di concludere il mandato alla scadenza prevista, senza alcuna fretta. E per rendere fattibile il progetto, occorre sbarrare la strada del Colle all’attuale presidente del Consiglio, Mario Draghi. Perché in quel caso sarebbe difficile trovare un accordo per Palazzo Chigi.

Proposta che non si può rifiutare

Così, mentre il leader della Lega, Matteo Salvini, spinge il premier come prossimo Capo dello Stato, i dem hanno intenzione di frenare. Letta è pronto a calare sul tavolo, al momento opportuno, il jolly per stoppare il progetto dell’ex ministro dell’Interno: una donna al Quirinale. “La linea ufficiale è quella di mettere in secondo piano il dibattito sulla Presidenza della Repubblica”, spiega una fonte a IlGiornale.it. Il motivo? Una lunga campagna elettorale rischia di avvelenare i pozzi, anche perché di mezzo ci sono le Amministrative.

Ma tra i corridoi del Palazzo si mormora e perciò da altri rumors parlamentari arrivano conferme: “C’è l’ipotesi di una candidata per il Colle, perché sarebbe in continuità con quanto Letta ha fatto con l’elezione delle capigruppo e soprattutto metterebbe in difficoltà Renzi, che sarà decisivo in questa partita”. Per il fondatore di Italia Viva, infatti, sarebbe difficile insistere sul nome di Pier Ferdinando Casini, messo in giro ad arte negli ultimi giorni, di fronte a un’autorevole candidata. E c’è di più: “Una donna presidente un fatto che iscriverebbe il nome di Letta nella storia politica italiana”. Mica poco per chi fino a qualche mese fa era fuori dal giro politico.

Maschietti dem per il Quirinale

Certo, il numero uno di Largo del Nazareno deve fare i conti con la folta schiera di uomini del Pd che aspirano al balzo verso il Colle. Su tutti c’è il ministro della Cultura, Dario Franceschini, che vuole scalare la vetta più importante. Ma non sono da meno le ambizioni attribuite a Paolo Gentiloni, che ha il vantaggio di trovarsi fuori dalla mischia nel ruolo di commissario europeo. Senza tacere dell’ex sindaco di Roma, Walter Veltroni, che secondo voci interne sta alacremente lavorando per costruirsi un’ampia base di consenso. Eppure i sogni di gloria dei maschietti dem potrebbero infrangersi contro il progetto lettiano.

Così l’identikit per il Quirinale sembra raffigurare la Guardasigilli Cartabia, che dopo essere stata la prima donna a capo della Corte costituzionale, potrebbe fare il bis, ancora più prestigioso, diventando la prima a ricoprire il più alto incarico previsto dalla Costituzione. Ha tutti i requisiti per soddisfare i partiti: super partes, moderata e competente. Piace a destra e a sinistra, insomma. Ma, secondo quanto si vocifera, c’è un altro piano, che porta a un esponente storica della sinistra italiana: Anna Finocchiaro, ex ministra e capogruppo al Senato per l’Ulivo nella legislatura ballerina del governo Prodi, quando a Palazzo Madama occorreva fare miracoli per tenere in piedi la maggioranza. “Mica sarebbe male?”, dice un esponente del Pd, sollecitato sulla possibilità di proporre Finocchiaro al Colle.

Il disegno, però, deve fare i conti con i numeri e difficilmente da settori moderati arriverebbe un sostegno. E, più defilata, circola un’altra ipotesi: tirare fuori dal cilindro un’altra ex ministra, Paola Severino. Che, però, nel toto-Quirinale sembra partire dalle retrovie.

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