Il via libera tra le polemiche, Madia: «Italia più semplice» Più poteri a Palazzo Chigi sulle Agenzie governative

RomaDopo una gestazione di quasi nove mesi e un rush finale con la votazione di tutti gli emendamenti, la riforma della pubblica amministrazione targata Madia è stata approvata da Palazzo Madama, tra non poche difficoltà e frizioni anche all'interno della maggioranza, con 144 voti favorevoli, un astenuto, e con le opposizioni che al momento del voto sono uscite dall'Aula. «Un altro passo verso un'Italia più semplice, vicina ai cittadini», ha subito twittato il ministro della Pa Marianna Madia. Ora il provvedimento passa all'esame della Camera per la seconda lettura.

Nel testo ci sono molte novità, anche se su alcuni aspetti particolarmente dibattuti sono state introdotte modifiche più morbide rispetto alle intenzioni originarie. A cominciare dal nodo dei dirigenti, per i quali è previsto il ruolo unico, che potranno mantenere il proprio incarico per un massimo di sei anni: 4 anni più 2 anni rinnovabili per una sola volta prima di dover passare di nuovo per una selezione. Se privi di incarico i dirigenti verranno collocati in disponibilità. Arriva la «staffetta generazionale», pur se molto soft per evitare problemi di copertura finanziaria: il lavoratore vicino alla pensione potrà mettersi in part time purché sia disposto a coprirsi i contributi previdenziali come fosse a tempo pieno. L'Aula ha detto sì anche alle assunzioni più veloci per i vincitori dei concorsi, ma si deve ancora capire come fare per velocizzare le chiamate, forse rafforzando la mobilità tra le graduatorie. La legge delega darà maggiori poteri al premier. A Palazzo Chigi andranno le «competenze in materia di vigilanza sulle Agenzie governative nazionali». Il testo prevede anche la soppressione degli uffici ministeriali le cui funzioni si sovrappongono a quelle delle autorità indipendenti. Si allarga la platea dei vertici sottoposti a tetti negli stipendi, vi rientrano anche quelli delle controllate dalle Camere di Commercio, salta però lo stop agli automatismi di carriera per tutti i dirigenti della pa. Importante anche la delega sul riordino del settore della ricerca, per dargli più libertà e forza. Resta invece immutato l'articolo sui servizi pubblici locali, nonostante il tentativo di far passare un emendamento, relativo all'acqua, bocciato sul finale.

Verranno soppressi gli enti inutili e ridotto il numero delle prefetture. Ma sul punto il ministro Madia è stato chiaro: «Vogliamo valorizzare e non svilire la figura del prefetto, alla Camera lo espliciteremo, visto anche il loro ruolo nella gestione dell'immigrazione».

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