Non teorizzo, parlo per esperienza. I genitori di figli adolescenti è bene che stiano in guardia. La libertà dei loro ragazzi è fuori collaudo, come una macchina che è rimasta ferma per troppo tempo e ora riparte. Hanno patito le restrizioni alla loro mobilità, sono stati impediti a vivere quell'affascinante esperienza che si fa alle superiori, hanno dovuto rinunciare alle più semplici libertà, quelle concesse dai loro genitori, ottenute con le estenuanti trattative che formano il carattere. Il vaccino per loro è il filtro magico che restituisce la libertà. Ho letto e ascoltato inni retorici che celebravano la loro maturità perché stavano in fila in attesa del vaccino. In quei giovani c'era solo spensieratezza e tanto desiderio di vivere.
Dissuaderli? Dire di aspettare per avere qualche garanzia in più? Impossibile, ti rispondono che sei un no vax, un reazionario antiscientifico. Ma come? Ho fatto il vaccino e richiamo, altro che no vax! Ma il vaccino per loro è l'occasione di una libertà, ancora arrugginita, non collaudata, è il pensiero di poter guadagnare il tempo perduto per vivere una nuova estate. Noi abbiamo il dovere di controllare le reali condizioni fisiche del ragazzo, di capire se è giusto che faccia il vaccino. Purtroppo mi pare che in questo controllo non siamo sufficientemente aiutati e rischiamo di prendere decisioni «fai da te».
Camilla Canepa, la diciottenne di Sestri Levante, è morta per eccesso di entusiasmo. Vedeva nel vaccino la sua libertà a portata di mano. Nessuno l'ha fermata, nessuno le ha detto di aspettare affinché fossero verificate le sue reali condizioni fisiche. O, forse, l'avranno anche messa in guardia, ma in lei ha prevalso comunque l'idea che quel filtro magico le avrebbe restituito ciò che la pandemia le aveva tolto. A leggere la sua cartella clinica, anche un ignorante come me si chiede come sia stato possibile vaccinarla: il Covid, oltre a un'epidemia è stato una malattia della comunicazione. Nei Paesi che hanno affrontato con serietà la comunicazione sul virus parlava uno solo. Da noi c'è stata una indecorosa sarabanda radiotelevisiva. Tutti a dire la loro, virologi, epidemiologi esaltati dalle loro parole e dalla loro immagine, indifferenti all'ansia che provocavano negli ascoltatori che non sapevano più a chi credere e cosa fare.
Se questo stesso irresponsabile processo di comunicazione del Covid viene esteso adesso alle problematiche giovanili, tutti questi cosiddetti scienziati
andrebbero arrestati: ci creano ansia, incertezze sul da farsi, e i giovani preferiscono infine ascoltare chi tra quelli esalta il loro entusiasmo per un filtro magico che dona la libertà, e seguono come topi il Pifferaio Covid.
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