L'India non processerà i marò ma per i militari niente libertà

Una vittoria di Pirro: per i giudici di Amburgo, New Delhi non ha giurisdizione però Latorre e Girone non saranno rilasciati. La palla passa alla Corte dell'Aia

L'India non processerà i marò ma per i militari niente libertà

Vittoria di Pirro nel caso infinito dei marò. Il Tribunale internazionale del mare di Amburgo sospende il processo in India, ma Salvatore Girone resta a Delhi e la permanenza in Italia di Massimiliano Latorre non è garantita. Un colpo al cerchio e uno alla botte per non scontentare del tutto né l'Italia né l'India in vista dell'arbitrato internazionale, che ci metterà almeno due anni per decidere.

Ieri alle 11 il presidente del Tribunale, il russo Vladimir Golitsyn, inizia a leggere le 27 pagine del verdetto. I giudici respingono le pretese indiane sulla mancanza di giurisdizione della stessa corte, ma la prima mazzata arriva al paragrafo 127. «Il Tribunale non considera appropriate le due richieste italiane» sul destino dei marò. La prima chiedeva che l'India blocchi il procedimento giudiziario nei confronti dei fucilieri di Marina. La seconda che Girone rientri in patria e Latorre rimanga in Italia. La cocente delusione sulla mancata «liberazione» arriva subito dopo con il paragrafo 132: «Il Tribunale non ritiene appropriato prescrivere misure provvisorie nel rispetto della situazione dei due marines perché queste entrerebbero nel merito del caso».

In pratica il Tribunale decide di mantenere lo status quo, anche se la sentenza assegna all'Italia una vittoria di Pirro. Quindici giudici contro 6 stabiliscono che «Italia e India dovranno entrambe sospendere tutti i procedimenti giudiziari e astenersi dall'iniziarne di nuovi, che potrebbero aggravare o estendere la disputa sottoposta al tribunale arbitrale».

A caldo il ministro Graziano Delrio si lascia scappare: «L'Italia sperava diversamente. La sentenza non va nella direzione richiesta». Poi il responsabile degli Esteri, Paolo Gentiloni, aggiusta il tiro. «È un risultato utile. Sarà l'arbitrato internazionale, come l'Italia ha chiesto, a gestire il caso - sottolinea il ministro - Il governo resta impegnato sull'obiettivo di garantire la libertà ai due fucilieri». L'ambasciatore Francesco Azzarello, che rappresenta Roma presso il tribunale di Amburgo, annuncia che l'Italia «rinnoverà le richieste relative alla condizione dei fucilieri davanti alla Corte arbitrale”, che dovrebbe costituirsi fra poche settimane. Lo stesso giudice ad hoc italiano di Amburgo, Francesco Francioni, che ha votato a favore della sentenza «concorda con questa decisione», ma «il tribunale avrebbe dovuto includere anche la temporanea revoca delle restrizioni alla libertà». Nel verdetto sono stati ripresi gli errori dell'Italia evidenziati dagli indiani, come la scarsa «urgenza» dovuta al fatto che lo stesso Girone nel dicembre 2014 «ha ritirato la richiesta di (…) venire autorizzato a viaggiare in Italia».

Il giudice di Delhi ad Amburgo, P. Chandrasekhara Rao, che sarà anche membro della corte arbitrale, reagisce stizzito: «La misura prescritta dal tribunale è sbilanciata contro l'India e giuridicamente non ben fondata». Il portavoce del ministero degli Esteri, Vikas Swarup, fa buon viso a cattivo gioco: «È chiaro che il tribunale non ha preso in considerazione le due richieste presentate dall'Italia». Poi però garantisce che l'India rispetterà il verdetto. Domani è prevista un'udienza della Corte suprema indiana, che dovrebbe prendere atto del verdetto di Amburgo e sospendere il processo. Gli indiani si scatenano su twitter: «Come possono impedirci di avviare un procedimento legale contro degli assassini?», «Vogliamo vedere i marò sotto processo in India».

Secondo Angela Del Vecchio, docente della Luiss, la «vittoria a metà dell'Italia» è dettata «dall'errore di non rivolgersi al Tribunale del mare due anni e mezzo fa quando i marò erano in Italia per le licenze elettorali. L'esito sarebbe stato diverso». E sul rilascio di Girone il nostro Paese «avrebbe dovuto proporre e una misura subordinata: l'affidamento a uno Stato terzo».

I marò, come capita da oltre 1200 giorni, restano con il cerino in mano. Latorre aveva postato su facebook un quadrifoglio, che ha portato poca fortuna, mentre il papà di Girone non nasconde di essere «un po' arrabbiato».

Il fuciliere di Marina, che rimane bloccato in India, lascia sfogare i fan su facebook. Manuela Albina Vian pubblica un Tricolore sul profilo del marò e scrive: «Non è possibile che Salvatore Girone resti ancora ostaggio! Vergogna».

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