Un'altra minaccia mette a rischio la ripresa economica, oltre alla recrudescenza della pandemia di Covid-19. Si tratta dell'inflazione che a dicembre, in base ai dati provvisori Istat, ha toccato un nuovo massimo +3,9% annuo (su base mensile, invece, l'incremento è stato dello 0,4%) dal +3,7% del mese precedente. È il massimo registrato da agosto 2008. Il tasso di inflazione medio annuo del 2021 si è così portato al +1,9% e anche in questo caso si è raggiunto il picco dal 2012. Questa volta non solo i consumatori a lanciare l'allarme, ma anche le imprese sono sempre più preoccupato da un quadro macroeconomico nel quale non solo i consumi potrebbero ridursi vistosamente, ma anche alcune produzioni potrebbero essere costrette a bloccarsi in quanto non più convenienti.
L'istituto di statistica ha spiegato che l'ulteriore impennata dell'inflazione su base tendenziale è dovuta prevalentemente ai prezzi dei beni alimentari, sia lavorati (da +1,4% di novembre a +2%) sia non lavorati (da +1,5% a +3,6%). Crescono anche i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +1,9% a +2,3%), mentre rallentano i beni energetici, che però sono caratterizzati da un tasso di incremento molto sostenuto (da +30,7% a +29,1%) a causa di quelli della componente non regolamentata (da +24,3% a +22%), mentre la crescita dei prezzi della componente regolamentata rimane pressoché stabile (da +41,8% a +41,9%).
In questo quadro di rialzi, s'infiammano i prezzi del «carrello della spesa»: infatti, i beni alimentari, per la cura della casa e della persona raddoppiano la loro crescita da +1,2% di novembre a +2,4%, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto accelerano da +3,7% a +4. Insomma, è evidente come nell'arco di un soilo mese si sia pressoché completata la trasmissione del caro-energia al costo dei beni di prima necessità. Anche se Federdistribuzione ha rilevato come gli strumenti messi in campo dalle catene di super- e ipermercati abbiano mitigato la spinta inflattiva che è inferiore al tendenziale complessivo dei prezzi al consumo.
La ripresa dell'inflazione nel 2021, ha aggiunto l'Istat, è essenzialmente trainata dall'andamento dei prezzi dei beni energetici (+14,1%), diminuiti invece dell'8,4% nel 2020. Al netto di questi beni, nel 2021, la crescita dei prezzi al consumo è la stessa registrata nell'anno precedente (+0,7%). In base alle stime preliminari l'inflazione acquisita per il 2022 (cioè la crescita media che si avrebbe nell'anno se i prezzi rimanessero stabili fino a dicembre) è pari a +1,8 per cento.
La situazione preoccupa le aziende. Secondo un'indagine effettuata da Coop e Nomisma, il 60% dei manager teme che i consumi resteranno «ostaggio di una inflazione stimata al 2,9%». La crescita dei prezzi si protrarrà per tutto il 2022, secondo il 63% degli esperti, ed è da contrastare con una riduzione del cuneo fiscale (secondo il 71% dei manager) o una indicizzazione dei salari al costo della vita (47%), ma anche con una riduzione selettiva dell'Iva (47%).
Ecco perché «Forza Italia ha chiesto che l'intervento del governo sulle bollette arrivi a coprire tutto l'anno; il 31 marzo, poi, finirà il paracadute della Bce, con prevedibili tensioni sui titoli di Stato», ha commentato il capogruppo al senato, Anna Maria Bernini aggiungendo che «inflazione e alto debito pubblico sono da sempre un mix pericoloso, a cui va
aggiunta l'incognita legata alla durata del Covid: c'è insomma il rischio di una tempesta perfetta, che va assolutamente scongiurata per rassicurare i mercati e non perdere la credibilità internazionale appena riconquistata».
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