Davanti all'Ospedale universitario di Zurigo, dove dal 27 giugno è ricoverato Sergio Marchionne, da giorni in coma irreversibile, continuano a stazionare giornalisti e troupe televisive. Impossibile avere la minima informazione sulle cause dell'aggravamento delle condizioni dell'ex ad di Fiat Chrysler Automobiles. Come impossibile è tentare di intercettare la compagna di Marchionne, Manuela Battezzato, dipendente di Fca, dal giorno del ricovero accanto a lui, e i due figli avuti dall'ex moglie Orlandina: Alessio Giacomo, 33 anni, e Jonathan Tyler, 24 anni. Il riserbo è massimo: medici, infermieri e personale non fanno filtrare nulla.
La voce più accreditata, guardando le immagini di Marchionne negli ultimi mesi, soprattutto quelle del 26 giugno scorso, in occasione della sua ultima apparizione in pubblico, a Roma, riguarda un grave problema polmonare, forse riscontrato proprio in occasione del ricovero.
Nel decorso post operatorio, come ammesso anche dai comunicati di Fca, sono poi emerse delle complicazioni che hanno fatto precipitare la situazione. L'imputato numero uno di questa drammatica vicenda avrebbe comunque due nomi: sigaretta e fumo. Marchionne è sempre stato un accanito fumatore e solo negli ultimi tempi, probabilmente su consiglio dei medici, ha smesso. Un giorno, durante un evento del gruppo, seduto in mezzo ai giornalisti, qualcuno aveva notato uscire del fumo e una lucina da sotto la sedia del top manager. In quella occasione, non aveva resistito alla voglia di tirare due boccate. Si trattava di una sigaretta elettronica che però è durata poco. Marchionne, infatti, ha presto ripreso con i suoi tre classici pacchetti al giorno di Philip Morris (tra l'altro, fa parte del cda di questa azienda), gli stessi che consumava prima della pausa con le poco soddisfacenti svaporate. Quando è apparso sovrappeso (in verità piuttosto gonfio) all'Investor Day dello scorso 1 giugno, a Balocco, qualcuno del suo staff ha giustificato l'aspetto del capo con queste parole: «Ha smesso di fumare e si vede che gli è aumentato l'appetito».
Anche Franzo Grande Stevens, il legale di fiducia di Gianni Agnelli, nel ricordo inviato ieri al Corriere, parlando di Marchionne, tocca il tema: «Conoscevo la sua incapacità di sottrarsi al fumo continuo delle sigarette. E come temevo, da Zurigo ho avuto la conferma che il suoi polmoni erano stati aggrediti e capito che era vicino alla fine».
L'Ospedale di Zurigo dove Marchionne si trova, gode di un'ottima reputazione. «È all'avanguardia per l'oncologia, la traumatologia, l'ortopedia, i vari tipi di chirurgia e i trapianti», afferma uno specialista svizzero». Cosa può essere successo? «Se esisteva veramente un problema alla spalla, avrebbe potuto trattarsi di una lesione alla cuffia dei rotatori - spiega - caso che procura dolore e difficoltà a muovere il braccio. Ma ci potrebbe essere stato altro, che non posso sapere».
«È molto improbabile che un intervento all'articolazione della spalla possa portare a complicanze così gravi da rendere le condizioni del paziente irreversibili - osserva un chirurgo -; generalmente le complicanze possono essere di origine neurologica o vascolare: per quanto riguarda la prima ipotesi, certamente non può portare il paziente a rischiare la morte, al massimo si può determinare una paralisi e, quindi, una perdita della funzionalità.
Più complessa è certamente la complicanza vascolare che può determinare un'abbondante perdita di sangue con conseguente condizione di arresto cardiocircolatorio e di questa situazione, a volte, è difficile prevedere l'esito».Fin qui le ipotesi. Dalla direzione sanitaria dell'ospedale elvetico continua il silenzio: anche ieri nessun bollettino medico.
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