L'inviato per il clima Usa: "Avanti anche dopo la rielezione di Donald"

A rassicurare chi teme una revisione delle linea statunitense è l'inviato per il clima di Washington, John Podesta

L'inviato per il clima Usa: "Avanti anche dopo la rielezione di Donald"
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È cominciata già con divergenze profonde la Conferenza Onu sul Clima, la Cop29 a Baku, in Azerbaigian, dove la plenaria di apertura è stata sospesa per diverse ore per le consultazioni sulla bozza di ordine del giorno. I partecipanti non sono riusciti ad accordarsi su alcuni punti controversi tra cui il Cbam dell'Unione europea, il Carbon Border Adjustment Mechanism (Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere), una sorta di tariffa sul carbonio che è in discussione da molto tempo, dopo che già l'anno scorso è fallito il tentativo di metterlo all'ordine del giorno.

Anche stavolta, come per Cop28, la palla è stata passata da un petroliere ad un altro (ex): a presiedere la precedente edizione era Sultan Al Jaber, manager del petrolio che oggi ha ufficialmente affidato i lavori al neo capo della Cop29, il ministro dell'ambiente azero Mukhtar Babayev che, per 25 anni, ha lavorato per la Socar, grande compagnia petrolifera del Paese. In apertura di lavori, Babayev ha ricordato ai rappresentati di 200 Paesi che il mondo è «sulla strada della rovina» e che per il clima le persone stanno morendo, motivo per cui è fondamentale «tracciare un nuovo percorso».

Dai primi confronti è emerso che il Nord del mondo ha un enorme «debito climatico» verso il Sud, secondo gli attivisti. «I Paesi in via di sviluppo hanno bisogno di 1 miliardo di dollari al giorno per pagare gli impatti climatici», valuta l'Onu. Ma per i Paesi riuniti a Baku sarà «il momento della verità per l'accordo di Parigi», quello dove nel 2015 furono proprio decisi impegni per rimanere sotto i +1,5, obiettivi che di questo passo saranno da considerare falliti.

A rassicurare chi teme una revisione delle linea statunitense è l'inviato per il clima di Washington, John Podesta, intervenuto in apertura dei colloqui, gli Stati Uniti continueranno a combattere il cambiamento climatico nonostante la rielezione di Donald Trump, un negazionista del cambiamento climatico che ha promesso di ritirare gli Usa dall'accordo storico di Parigi.

«Mentre il governo federale degli Stati Uniti sotto Donald Trump potrebbe mettere in secondo piano l'azione sul cambiamento climatico, il lavoro per contenere il cambiamento climatico continuerà negli Stati Uniti con impegno, passione e convinzione», ha aggiunto Podesta. «Questa non è la fine della nostra lotta per un pianeta più pulito e più sicuro. La lotta è più grande di una sola elezione, di un ciclo politico in un solo Paese», ha insistito l'inviato Usa per il clima.

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