La liposuzione fatale nella struttura privata. Inchiesta sull'intervento

Il giorno precedente al decesso la figlia della donna aveva presentato una denuncia-querela ai carabinieri di Ardea nei confronti dei medici che avevano effettuato l'operazione di liposuzione

La liposuzione fatale nella struttura privata. Inchiesta sull'intervento
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Sognava l'intervento da tempo e finalmente era arrivato il momento di effettuarlo. Ma qualcosa è andato storto. Una donna di 62 anni, Simonetta Kalfus, è morta martedì scorso in ospedale, dove era stata ricoverata in coma vegetativo dal 14 marzo scorso a causa delle complicazioni seguite a un intervento di chirurgia estetica.

Il giorno precedente al decesso la figlia della donna aveva presentato una denuncia-querela ai carabinieri di Ardea nei confronti dei medici che avevano effettuato l'operazione di liposuzione in una struttura privata della capitale il 6 marzo scorso. La salma della donna, una pensionata di Pomezia, è stata trasferita dall'ospedale Grassi dove è deceduta al Policlinico di Tor Vergata per eseguire l'autopsia.

Bisognerà capire vari aspetti della vicenda, compresa l'organizzazione della struttura privata in zona Cinecittà in cui è stata effettuata la liposuzione.

«Cara Simonetta - scrive chi la conosceva su Fb - la tua scomparsa mi addolora, la tua bambina amata è distrutta dal dolore, dalle tanta forza ti voglio bene amichetta mia eri una donna splendida. Riposa in pace. Un bacio ovunque tu sia».

«Noi non sapevamo nulla dell'operazione, Simonetta è stata accompagnata da un amico anestesista» racconta Pizi, marito della figlia della vittima. Quindi uno dei pochi elementi certi è che la struttura dove è stato effettuato l'intervento sia stata consigliata da un medico e non cercata a caso. Bisognerà comunque verificarne la validità e la regolarità.

Pochi mesi fa la morte di Margaret Spada, la ragazza di 22 anni che si era sottoposta a un intervento di rinoplastica (a meno di 3mila euro) in un appartamento di Roma, all'Eur, totalmente fuori norma e senza le attrezzature di soccorso.

Ora l'Asl Roma 2 sostiene che «la ragazza si sarebbe potuta salvare» e consegna una relazione che parla di un intervento di rianimazione non tempestivo e inadeguato svolto prima dell'arrivo del 118. Le indagini chiariranno se irregolarità nelle procedure, nelle strumentazioni o nei titoli di studio dei medici sono alla base di questa ultima tragedia. Perchè non è accettabile morire per essere più belle.

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