L'Isis devasta i simboli: ruspe al convento e ostaggi

La furia dello Stato islamico si è abbattuta sull'ennesimo simbolo cristiano in Siria, l'antico monastero di Sant'Elian. E gli americani confermano che il Califfato sta usando armi chimiche in Irak. Ma la Casa Bianca annuncia anche di aver ucciso il numero due dell'Isis Fadhil Ahmad al-Hayali, conosciuto come Haji Mutaz, il 18 agosto durante un attacco militare americano mentre era a bordo di un'auto vicino a Mosul. Vice di Al Baghdadi e conosciuto come Haji Mutaz, era il coordinatore dello spostamento di armi, esplosivi, veicoli e persone fra Iraq e Siria.

Per l'Italia il monastero distrutto non è un simbolo qualunque. Oltre a risalire al V secolo era stato ristrutturato, dieci anni fa, con l'aiuto di padre Paolo Dall'Oglio inghiottito dal Califfato nel 2013. Il gesuita forse morto o ancora ostaggio come il suo caro amico e priore di Sant'Elian, Jacques Mourad. Alle devastazioni dei simboli cristiani si aggiungono i rapimenti dei kafir «gli infedeli». Nelle grinfie dello Stato islamico 200 cristiani, compresi due vescovi ortodossi. Gli ultimi a venir presi in ostaggio sono stati 60 fedeli di Cristo prelevati proprio da Qaryatayn, dove sorgeva l'antico monastero.

E sul fronte curdo in Irak il Pentagono conferma che lo Stato islamico ha usato armi chimiche, come era già avvenuto più a Sud contro le forze di sicurezza di Baghdad. L'11 agosto i peshmerga hanno denunciato un attacco con l'iprite a Makhmour, 50 chilometri da Erbil, «capitale» del Kurdistan. Un frammento di una granata di mortaio che conteneva il gas è stato analizzato e ieri il generale Kevin Killea, capo di Warfighting Marine Laboratory Corps ha confermato la notizia.

Al monastero di Sant'Elian è bastato un bulldozer per cancellare secoli di storia cristiana. Le foto messe in rete dal Califfato mostrano un escavatore che sfonda le mura di cinta. Altre fanno vedere il cumulo di macerie e i tagliagole delle bandiere nere sembrano indicare la distruzione di tombe. L'edificio in pietra a tre navate conservava la tomba di Sant'Elian, figlio di un ufficiale romano ucciso dal padre nel 284 per non aver abiurato la fede cristiana. Reliquie vandalizzate e disperse. Nel complesso c'erano una foresteria, un refettorio e una biblioteca rasi al suolo. Luogo di sosta e ristoro per i viaggiatori, aveva accolto migliaia di profughi cristiani e musulmani della guerra civile. Qaryatayn è stata conquistata dallo Stato islamico il 5 agosto. Un obiettivo importante sulla strada strategica che collega Palmira, ultima conquista del Califfato e le montagne di Qalamon, al confine con il Libano, dove si combatte aspramente. L'area del monastero raso al suolo è ricca di giacimenti di gas. Penetrati nella cittadina, i miliziani di Abu Bakr al Baghdadi hanno portato via 230 civili, presi casa per casa, grazie ad una lista nera. Fra questi 60 cristiani comprese donne e bambini. Padre Mourad era stato sequestrato in maggio perché ripeteva: «Costruiamo per insegnare ai bambini musulmani e cristiani, affinché non muoia la speranza. Vogliamo rimanere un segno di speranza per il resto della parrocchia e per tutti gli altri». Assieme a lui e padre Dall'Oglio sono spariti da due anni per mano di bande jihadiste il vescovo siro-ortodosso di Aleppo Youhanna Ibrahim e quello greco-ortodosso della città martire Boulos al-Yaziji. Il 26 luglio il Papa ha lanciato da San Pietro un appello per la loro liberazione.

I civili cristiani in ostaggio del Califfato sarebbero circa 200 grazie ai raid degli ultimi mesi nella provincia di Hasakah, ma si teme che in realtà possano essere anche di più. I miliziani delle bandiere nere hanno spesso usato i cristiani, compresi i bambini, come scudi umani durante gli attacchi. Non a caso gli ostaggi vengono trasferiti in gruppi sulle prime linee di combattimento con i curdi e i cristiani assiri, che hanno imbracciato le armi per difendersi.

Lo Stato islamico ha chiesto per liberare tutti gli infedeli 30 milioni di dollari. Ogni tanto viene rilasciato qualcuno, grazie a scambi di prigionieri o pagamento del riscatto che può arrivare fino a 100mila dollari.

Il 12 agosto sono tornati in libertà 22 cristiani ed in luglio era stato rilasciato il francescano padre Dhiya Aziz sequestrato da un gruppo di sbandati del fronte al Nusra legato ad Al Qaida. Per gli altri il calvario continua.

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