La lite, la droga e il verbale. Matteo e i dubbi sull'arresto

Le foto del rapporto di polizia. Ferite al volto e alla schiena del ragazzo: "Provocate da anfibi, cinghie e ginocchiate"

La lite, la droga e il verbale. Matteo e i dubbi sull'arresto
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Dopo i video, le foto - saltate fuori dal rapporto di polizia - che dimostrano il trattamento subito dallo studente di Spoleto arrestato a Miami la notte del 24 febbraio. Sul volto e sul corpo di Matteo Falcinelli sono evidenti i segni dell'anfibio di uno degli agenti che gli teneva bloccata la testa per terra e delle cinghie che gli sono state strette ai polsi e alle caviglie dietro la schiena con una pratica chiamata hogtie, molto controversa negli Stati Uniti perché nel 2010 sono morte così almeno 23 persone. Poi ci sono le abrasioni su zigomo e guancia, un taglio sulla testa e i lividi sulla schiena, forse provocati da un ginocchio usato per immobilizzarlo impedendogli di respirare bene. Impressionanti, nei video ripresi dalle bodycam degli agenti, le grida di dolore del ragazzo, che era in America per frequentare un master in economia presso la Florida International University. Non un'aggressione, per la mamma del 25enne, ma una vera e propria «tortura». L'unico reato che potrebbe convincere la Procura di Roma ad aprire un fascicolo, come vorrebbe l'avvocato Francesco Maresca, che sta aspettando di parlare con il procuratore capo. A giorni il legale presenterà una denuncia anche a Miami, dove per ora c'è solo un'inchiesta interna della polizia. Indagine necessaria per fare luce su quello che dalle immagini e dai video sembra davvero un uso della forza immotivato su un ragazzo inerme. Ma anche sui motivi che hanno portato all'arresto. Diversi gli aspetti da chiarire. La sera del 24 febbraio lo studente va in un locale a nord di Miami, il Dean's Gold, che si rivela poi essere uno strip club, anche se secondo la madre il ragazzo credeva fosse un normale bar. Qui viene avvicinato da una donna che gli offre del sesso in cambio di 500 dollari, ma lui rifiuta e va a prendersi un drink. Poi conosce una ragazza, le offre da bere e si accorge di non avere più i suoi due telefoni. Mentre li cerca, chiedendo in giro e facendoli suonare, un buttafuori glieli riporta. A questo punto la ragazza avrebbe cominciato a chiedergli se si sentisse bene, come se stesse aspettando - è il sospetto della famiglia - la reazione a qualcosa, forse una droga, che gli era stata messa nel bicchiere. In effetti da questo momento Matteo comincia a sentirsi poco bene e i racconti si fanno più confusi. È ora che entrano in scena i poliziotti. Altra stranezza: gli agenti chiamati dai gestori per calmare il giovane alterato, pare, per un'eccessiva richiesta di addebito sul suo conto, sarebbero gli stessi ingaggiati per una sorta di vigilanza privata, quindi forse non del tutto imparziali. In altre occasioni, secondo la madre di Matteo, altri clienti avrebbero lamentato di essere stati truffati. Buttato fuori dal locale, il 25enne si ritrova di nuovo senza i telefoni. Le bodycam lo riprendono mentre parla con gli agenti, rivuole i cellulari, chiede di tornare dentro a cercarli ma gli viene impedito.

E anche qui le versioni non coincidono, perché secondo il rapporto avrebbe invece chiesto indietro i 500 dollari spesi, denaro che però non risulta sia stato pagato. Nel confronto con la polizia Matteo sfiora un agente sul petto, la reazione è immediata. Viene arrestato e portato nella stazione di polizia, dove viene tenuto incaprettato in una stanza per 13 minuti.

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