Non siamo ancora usciti dal tormentone «Attenti al fascismo!» - qualsiasi cosa con Giorgia Meloni al Governo è fascismo: una mano destra che si alza di scatto, pronunciare la parola «Patria», indossare una divisa, criticare Paolo Berizzi, avere dubbi sulla pratica di affittare uteri... - che già ce n'è cascato addosso un altro. La nuova ossessione del progressismo militante, l'abracadabra che spalanca le porte dell'inferno al moralmente scorretto, oggi, è: «egemonia culturale». Da Gramsci a Mussolini andata senza ritorno.
Nomini un nuovo Presidente di destra in un museo diretto per dieci anni da una direttrice di sinistra? «Sei egemone!». Un giornalista se ne va dalla Rai per guadagnare di più su un'altra rete? Sei tu che sei «egemone!!». Una ministra di centrodestra pretende di parlare - invitata - al Salone del Libro di Torino? «Siete egemoni e dovete tacere!». Ieri Massimo Gramellini, sul Corriere della sera, e davvero ci è sfuggito il nesso, ha collegato una battuta del sindaco di Trieste sul costo eccessivo, quasi 10 euro, di una fetta di Sacher nella pasticceria omonima («Se hai soldi ci vai, sennò guardi»), alla «nuova egemonia culturale»... Facendo finta di non sapere che la torta probabilmente con la vecchia egemonia culturale ne costerebbe 15...
Come nel caso del «Dàgli al fascista» si confonde un governo legittimamente eletto con una dittatura. La maggioranza relativa diventa tout court egemone. La libera scelta degli italiani è all'improvviso uno slittamento totalitario. Ed è curioso perché nessuno sotto i governi Draghi - Conte - Gentiloni - Renzi - Letta - Monti - Amato - D'Alema - Prodi - Dini - ad libitum - si è mai preoccupato di qualcosa del genere... E comunque la matematica, cioè il numero di seggi in Parlamento assegnati a una forza politica in proporzione ai voti presi nelle urne, al limite può generare un sano spoils system; non un dispotismo.
Una sinistra che denuncia un attacco alla democrazia qualsiasi cosa succeda - basta che non le piaccia - alla lunga rischia il ridicolo.
E una sinistra che sceglie come frontman e frontwoman della controffensiva intellettuale - qualsiasi sia la battaglia - fanatici come Roberto Saviano e Michela Murgia perde autorevolezza. Ma attenzione. Anche una destra che si fa spaventare da un bau bau e da un Berizzi alla fine è poco credibile.
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