L'ottimismo di Draghi per puntellare un accordo a metà: "Il sogno resta vivo"

L'ex Bce rivendica il ruolo della presidenza italiana nel trovare l'intesa: "Un successo". E sul clima ricuce con Cina, Russia e India: "Più disponibili, nonostante per loro comporti sacrifici"

L'ottimismo di Draghi per puntellare un accordo a metà: "Il sogno resta vivo"

Mario Draghi sceglie la via dell'ottimismo, guardando e rivendicando con forza i piccoli passi in avanti di un G20 dal quale in molti si attendevano qualcosa di più. Lo fa nonostante il bilancio finale non sia propriamente un successo, tanto che il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres (nel fotino) non nasconde la sua delusione nel lasciare Roma «con le speranze insoddisfatte». Dubbi e perplessità di cui l'ex numero uno della Bce è ovviamente ben consapevole, ma che non possono trovare spazio nella conferenza stampa durante la quale tira le somme del primo summit in presenza dei venti grandi del mondo dopo la pandemia.

Così, Draghi non esita a parlare di «successo». E lo fa citando il presidente americano Joe Biden, quasi a voler rafforzare il concetto. Poi elenca i punti decisivi: «È stato riformato il sistema di tasse internazionale, abbiamo superato il protezionismo sui prodotti sanitari, garantito più vaccini, intensificato i legami tra finanza e salute per prevenire nuove pandemie e sostenuto i Paesi meno industrializzati». Ma il dossier fondamentale è l'accordo o il mezzo accordo sul clima. Sì al tetto di 1,5 gradi per evitare che la febbre del pianeta salga ancora, ma la data entro cui raggiungere l'obiettivo delle emissioni zero resta vaga. «Entro o attorno alla metà del secolo», recita il documento finale. Tanto che ancora ieri sera restavano visioni divergenti. Il premier inglese Boris Johnson, per dire, ha concluso il summit dicendo che andare oltre il 2050 sarebbe «un fallimento per tutto il mondo» e auspicando che la Cop26 che si apre oggi a Glasgow possa dire una parola definitiva in proposito. Mentre il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov a Roma per fare le veci di Vladimir Putin ha invece ribadito che Mosca ha «ambizioni diverse» e guarda al 2060.

Per Draghi, però, non è questo il punto fondamentale. Quel che conta, invece, è guardare il bicchiere mezzo pieno. Sul clima, «prima la situazione era quella degli Accordi di Parigi» che imponevano un tetto di 2 gradi, invitando a proseguire gli sforzi per arrivare a 1,5. Oggi, spiega il premier, «tutti i Paesi riconoscono la validità scientifica del tetto di 1,5 e si impegnano a non perdere di vista questo obiettivo». Così per l'anidride carbonica, visto che prima «non c'era alcun target temporale», mentre «ora si parla di raggiungerlo entro circa il 2050» e, quindi, «per quella data non ci saranno emissioni aggiuntive».

Un Draghi, dunque, che rivendica il successo della presidenza italiana del G20. E, forse, anche di una sua leadership europea che ormai gli riconoscono molti dei capi di Stato e di governo presenti al summit. Non è un caso che in conferenza stampa la Cnbc gli chieda esplicitamente se «si considera un leader del multilateralismo». Il premier, ovviamente, si schernisce, ma rivendica con forza la «ripresa» della governance globale. Negli ultima anni, spiega, «ha passato un brutto momento», ma «ora sono fiducioso sul fatto che «abbiamo ritrovato la consapevolezza di affrontare uniti le sfide comuni che non possiamo vincere da soli».

Decisivo, dunque, è stato il dialogo. E il «ruolo di ascolto» svolto dall'Italia, tanto che un'intesa è arrivata proprio in questi ultimi giorni di trattative romane tra gli sherpa. Ecco perché Draghi ha parole di elogio anche per Cina e Russia, insieme all'India i Paesi più scettici sull'obiettivo del 2050. «Bisogna ascoltare e capire i punti di vista e alla fine, solo ieri sera, abbiamo visto Paesi scettici che hanno accettato una formulazione che ci soddisfa», dice il premier italiano.

Da Pechino, Mosca e Nuova Delhi, insomma, «abbiamo sentito una maggiore disponibilità a incamminarsi verso questi obiettivi», anche perché «hanno accettato l'evidenza scientifica di 1,5 gradi» che per loro «comporta notevolissimi sacrifici».

È per questo - conclude Draghi che già oggi è atteso al Cop26 di Glasgow - che «l'accordo raggiunto è un successo». Perché ci permette di «mantenere vivi i nostri sogni».

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