L'ultimatum di Pisapia: "I dem scelgano tra noi e Verdini"

L'ultimatum di Pisapia: "I dem  scelgano tra noi e Verdini"

La Leopolda di Giuliano Pisapia ha sullo sfondo l'arancione dei sindaci ribelli. Sono i primi cittadini di sinistra a tirare la volata al nuovo movimento del federatore. Che da un lato rivendica autonomia, dall'altro strizza l'occhio al candidato alla segreteria del Partito Democratico Andrea Orlando. E agli scissionisti di Democratici e Progressisti: «Roberto, Gianni, grazie di essere venuti. Avete fatto scelte diverse l'uno dall'altro ma oggi siamo qui perché abbiamo obiettivi e valori comuni». Speranza e Cuperlo sono in prima fila ad ascoltare l'intervento conclusivo dell'ex sindaco di Milano. Il desiderio, e non è un segreto, del pezzo di Pd presente ieri al teatro Brancaccio di Roma, è che il ministro della Giustizia sconfigga Matteo Renzi al congresso. Se Orlando si prendesse la segreteria, ragionano, aprire un tavolo con il mondo che guarda a Pisapia sarebbe più facile.

Attorno al nuovo Campo Progressista c'è una galassia composita, che raduna la sinistra esterna ai Dem. Gli arancioni, che non correranno da autonomi alle prossime amministrative, punterebbero a costruire un listone unico da presentare alle elezioni politiche. Il partner naturale è il neo costituito Mdp, che aspetta rinforzi dai dalemiani di ConSenso. Un raggruppamento indipendente, pronto, a urne chiuse, a far valere in ottica coalizione i seggi conquistati. E Sinistra italiana? Spiega Nicola Fratoianni, segretario del partito, all'ingresso del Brancaccio: «Siamo contrari all'unità per il gusto dell'unità. Ci vuole un taglio netto con le politiche degli ultimi tre anni. Che a guidare il Pd sia Renzi oppure Orlando, a noi cambia davvero poco».

Dal palco, è lo stesso Pisapia a rilanciare sulla discontinuità: «I Democratici

dicano chiaro se vogliono ricostruire il centrosinistra o continuare la loro strada con Alfano e Verdini. L'idea del leader forte e decisionista ha fallito, e il Pd deve capire che non può rappresentare tutta la sinistra».

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