Lucia Serlenga
Nella personalità di un uomo, la parola giapponese shibumi, che in italiano non ha una traduzione, fa riferimento al senso estetico e a una grande raffinatezza sotto apparenze comuni. Lo spiega il raffinato scrittore britannico Trevanian - pseudonimo di Rodney William Whitaker - nel romanzo Shibumi del 1979 aggiungendo che bisogna passare attraverso la sapienza per arrivare alla semplicità. Cosa che ha fatto con grande maestria Giorgio Armani presentando la collezione Emporio con l'incipit: «Dialogando con il Giappone di un tempo». Ovvero con il fascino dei samurai, con l'arte marziale nipponica kend, con un mondo misterioso che esercita fascino sulle nuove generazioni. Come? Con il vezzo di un pannello dal pratico sfondo piega, zip e tasche utility che ricorda l'hakama, una sorta di grembiule che indossano i kendoki, ma in questo caso si porta sul completo impeccabile se pure destrutturato come vuole il maestro della massima naturalezza. Ma la parte più sognante della collezione mostra l'universalità di tessuti fantasia dal sapore orientale utilizzati per disegnare giacche disinvolte, allacciate in modo asimmetrico come l'uwagi, la giacca di cotone del kend, nelle variazioni più belle che si possano immagine. Blu a fiorellini azzurri su camicia guru e pantalone comfort a micro disegni jacquard, a forma di blouson ma in tessuto operato con un ricamo che sembra artistico rammendo e per la sera in versione smoking di raso color oro a ramage astratti che ricorda i fasti dei kimono rivisto in chiave contemporanea. Insomma secondo Armani l'Oriente, con la sua poetica, entra nello stile di vita dei cosiddetti Millenials e li conquista. E per il lancio dello smartwatch touchscreen in passerella arriva Shawn Mendes, il cantautore canadese che manda in delirio milioni di fan. Milioni nel mondo sono anche i fan dello stile Diesel Black Gold, collezione disegnata dallo stilista norvegese Andreas Melbostad. Il techno grunge mandato in passerella ieri con proposte per ragazzi e ragazze, è apparso desiderabile anche a coloro che giovani sono solo nella testa. Ma tant'è: le deliziose maxi-sottovesti sia a piccoli fiori gentili e i lunghi vestiti patchwork di disegni scozzesi sono quanto di più garbato e allo stesso tempo strong si possa immaginare da portare su maglie a righe, gonne fluide e pantaloni attillati. In tema di pantaloni, magnifico il jeans in denim patchwork con un taglio che rende giustizia al lato B senza volgarità mentre per i ragazzi predomina l'immagine sportiva esaltata da capi iperfunzionali, dal blouson agli shorts stratificati sui leggings. Un modo nuovo per parlare di stile personale. «Ho pensato alla vacanza permanente di un ragazzo perbene» incalza Francesco Risso, giovane direttore creativo di Marni, parlando di uno stato mentale del gusto per la vita e del piacere di perdersi e ritrovarsi. A noi il suo lavoro concettuale fa venire in mente Krishnamurti, filosofo di origine indiana, secondo il quale «La verità è una terra priva di sentieri».
Per Risso la verità è un libero gioco tra ingenuità e regole da sovvertire: sul completo tra virgolette formale si piazza come per incanto un costume da bagno in maglia che ricorda gli anni Venti, i pantaloni sono decisamente fuori misura, i gessati sono a partiture di diverse tonalità, le maglie sono rimpicciolite, incompiute, le cravatte sbilenche. Insomma vestiti come tracce di sogni dice Risso che non manda in vacanza chi cerca di comprendere appieno la sua arte e il suo essere - sua la definizione - intricato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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