Sta zitto ma non è sparito. Addirittura media per ricomporre la scissione. L'ex premier Giuseppe Conte stavolta ci sta pensando sul serio. Stare troppo lontano dall'agone politico, mantenendo il ruolo di federatore giallorosso, alla lunga può logorarlo. E così Conte sta pensando di cedere al corteggiamento di Beppe Grillo, che lo vorrebbe in prima linea nell'organo collegiale a cinque che sarà a capo del M5s. «Beh, se entrasse sarebbe una novità notevole per noi», dice un deputato grillino, non smentendo affatto la voce che circola. Certo, tocca capire quale sarà di preciso il suo ruolo. Grillo vorrebbe che coordinasse il vertice dei Cinque Stelle. Ma per questa soluzione ci sarebbe bisogno di una nuova votazione su Rousseau, che comunque avrebbe un plebiscito. Conte, da parte sua, potrebbe anche decidere di entrare nel direttorio «da soldato semplice». Con gli stessi poteri degli altri componenti, ben sapendo che sarebbe così soltanto sulla carta. Riflessioni, pensieri, dubbi, ambizioni. Proprio nelle ore in cui l'ex leader Luigi Di Maio, con la sponda del reggente Vito Crimi, serra le fila dei governisti per riprendere il controllo totale del Movimento. Infatti, ragionano alcuni suoi fedelissimi, le espulsioni non fanno altro che compattare i gruppi. E l'uscita di Conte da Palazzo Chigi apre praterie per il ministro riconfermato alla Farnesina nel governo Draghi. Insomma, mentre i ribelli non sanno che pesci prendere, è cominciata l'ennesima partita di potere all'interno del M5s.
In questa girandola di riposizionamenti, dove ognuno gioca per se stesso, non devono sorprendere le voci che girano su insospettabili «convergenze parallele» tra contiani e dissidenti. Giochi pericolosi per scalare ciò che rimane del Movimento. Osservando le cose con questa lente, non è un caso la presa di posizione della vicepresidente del Senato Paola Taverna, una che ci tiene a mostrare la sua devozione per Conte ogni qual volta le si presenta l'occasione. Taverna venerdì dice: «Chi ha votato in dissenso è parte del M5s, serve unità». Parole arrivate nella giornata delle epurazioni sottoscritte da Crimi e volute sia da Di Maio sia da Grillo. Taverna punta così ad entrare nel direttorio. E non è casuale che il senatore Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia, citi spesso le parole di Conte nelle sue ospitate tv e interviste degli ultimi giorni. Così come ha colpito più di qualcuno un post di Riccardo Fraccaro, vicino a Di Maio, ma ultimamente considerato un contiano di ferro. Fraccaro nella giornata in cui si parla dell'intergruppo Pd-M5s-LeU benedetto da Conte dice: «Rimaniamo postideologici, è imperativo rimanere ancorati ai nostri temi piuttosto che affidarsi ad alleanze a prescindere». La linea di Di Maio. Appare quindi chiaro come tutto si incroci con la partita dei sottosegretari in dirittura d'arrivo. Posti che fanno gola a Fraccaro e a tanti altri stellati. Dall'altro lato, i ribelli sono pronti a formare un gruppo alla Camera e ci stanno provando al Senato con l'aiuto dell'Idv. Circola anche un nome: l'Alternativa.
Intanto è caos sulle espulsioni. Il collegio dei probiviri, a maggioranza, decide di «aprire la procedura prevista dallo Statuto» e di cominciare a ratificare la cacciata dei ribelli. Sullo sfondo c'è Davide Casaleggio. Un altro che non parla. Ma che fa arrivare messaggi trasversali sulle restituzioni.
Nelle ultime ore molti ribelli, sia tra chi vuole fare un nuovo gruppo sia tra chi vuole fare causa al M5s, sottolineano che le espulsioni per i mancati versamenti sono in standby. Mentre Conte tornerà a insegnare all'Università di Firenze dal primo marzo. Lo ha annunciato il rettore dell'ateneo fiorentino Luigi Dei. La politica è bella, ma è pur sempre un lavoro precario.
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