Di Maio irrita i dem e Conte. Mattarella non ne può più

Dopo il colloquio con il premier incaricato, Giggino dà l'ultimatum ai dem. Il Pd insorge, Conte fa da paciere. Ma Mattarella non ne può più

Di Maio irrita i dem e Conte. Mattarella non ne può più

La giornata di oggi è stata piuttosto movimentata dal punto di vista politico. Non tanto per il secondo giro di consultazioni dei partiti con il premier incaricato Giuseppe Conte e nemmeno per il fatto che Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno diserato l'incontro, a far preoccupare è stato Luigi Di Maio. Il leader del MoVimento, dopo il colloquio con Conte, ha sganciato una vera e propria bomba che ha messo a repentaglio i rapporti con il Pd. Il governo dell'inciucio, infatti, ha subito una brusca frenata proprio da colui che ha fatto di tutto pur di dargli una forma.

Luigi Di Maio - ricordiamo - dopo l'incontro con Conte ha detto chiaramente che o si fa come dice lui o salta tutto. "Usiamo il condizionale per questo governo - ha detto ai giornalisti oggi pomeriggio - perché o siamo d'accordo a realizzare i punti del nostro programma o non si va avanti. Si va al voto". Ma non solo. Al premier incaricato ha addirittura presentato 20 punti programmatici, il doppio della settimana scorsa. Come se al governo ci fosse soltanto il M5S. Insomma, Giggino vuole dettare l'agenda politica, cerca di prendersi la scena visto che fino a questo momento è stato soltanto una comparsa. Ma il suo ringalluzzirsi non è piaciuto ai dem che subito si sono attaccati ai loro smartphone per urlare all'Italia intera che Di Maio sta dando loro un ultimatum.

E tra le varie Boschi, Orlando e Delrio, anche Nicola Zingaretti si è messo a twittare per espiremere tutto il suo disappunto: "Patti chiari, amicizia lunga. Stiamo lavorando con serietà per dare un nuovo governo all'Italia, per una svolta europeista, sociale e verde. Ma basta con gli ultimatum inaccettabili o non si va da nessuna parte". Finita qui? Macché. Il leader del Pd ha prima annullato il vertiche con Giggino, poi ha chiesto a Giuseppe Conte di far luce sulle parole di Di Maio, altrimenti diventa impossibile andare avanti.

La tensione c'è, è evidente. Ma nonostante tutto, Conte tira dritto e, finito il secondo giro di consultazioni, ha assicurato che "si è delineato un percorso di lavoro per consentire al Presidente incaricato di elaborare un programma condiviso da entrambe le forze politiche sulla base delle prime linee programmatiche che gli sono pervenute". Queste parole, però, sembrano più parole di circostanza che strettamente legate alla realtà.

L'Adnkronos, infatti, parla di malumori che difficilmente si possono ignorare. "Chiariamoci e ripartiamo con il piede giusto", avrebbe detto Conte facendo da mediatore fra i gialli e i rossi durante l'ultimo incontro con le due possibili anime del nuovo governo. Il premier incaricato, quindi, sembra essere tornato indietro nel tempo, sembra essere tornato a qualche mese fa quando faceva da paciere fra Lega e M5S. Secondo l'Adnkronos, quindi, nell'incontro a palazzo Chigi con le delegazioni M5s e Pd, Conte non avrebbe nascosto la sua irritazione per le parole di Luigi Di Maio dopo le consultazioni alla Camera. Parole, raccontano fonti parlamentari, che il premier avrebbe interpretato come un bastone tra le ruote ad una trattativa ben avviata.

E se Giuseppe Conte sta facendo il tutto e per tutto pur di portare a casa il risultato (Conte-bis), anche ingoiare qualche boccone amaro, Sergio Mattarella non ne può più. Per questo, stando a quanto scrive l'Huffingtonpost, chi ha una certa consuetudine col Colle rivela che "il capo dello Stato si sta innervosendo". Tradotto: anche Mattarella è stufo, è insofferente e non ha alcuna intenzione di concedere a Conte più tempo rispetto a quello previsto.

Entro mercoledì, quindi, al Quirinale si aspettano che il premier incaricato salga con programma, lista dei ministri e un corredo di convincenti certezze, altrimenti si prende atto del fallimento del mandato e si procede con le riflessioni del caso.

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