L'Italia che resta fuori. L'ira del governo. E il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che prova a mediare con gli altri Paesi europei che considerano il nostro ancora un potenziale focolaio di Covid-19 e lo escludono dalla riapertura delle frontiere. Nonostante il gioco d'anticipo dell'esecutivo che dal 3 giugno toglie i divieti di spostamento tra le regioni e soprattutto elimina l'obbligo di quarantena per i cittadini provenienti da Paesi Schengen e Regno Unito, alcuni non faranno lo stesso con noi. Il tentativo difficile di salvare una stagione turistica compromessa si scontra con la beffa di corridoi concordati che rischiano di tagliare fuori l'Italia. Trattata ancora come malato d'Europa da Grecia, Slovenia, Austria, Croazia. Che lasciano ancora in vigore l'obbligo di quarantena per i turisti italiani a meno di accordi da cercare in queste ore.
Si muove la diplomazia. Si muove la Farnesina, con Di Maio che annuncia un tour europeo nei prossimi giorni per dire che «noi non accettiamo blacklist»: sarà in Germania il 5 giugno, in Slovenia il 6 e in Grecia il 9. «In questi incontri spiegherò ai miei colleghi che l'Italia dal 15 giugno è pronta a ricevere turisti stranieri (quel giorno cadono anche i limiti anche per gli extra Schengen, ndr) e che agiremo con la massima trasparenza - scrive su Facebook -. La situazione interna, tutti i dati sui contagi, saranno sempre pubblici. Non accettiamo blacklist e non abbiamo nulla da nascondere, anzi. Esigiamo rispetto. Se qualcuno pensa di trattarci come un lazzaretto allora sappia che non resteremo immobili». Sulla riapertura dei confini interni in Europa, Di Maio torna a bussare a Bruxelles: «Serve una risposta europea perché se si agisce in maniera diversa e scomposta viene meno lo spirito Ue. E crolla l'Europa». Eppure la Commissione europea col pacchetto turismo del 13 maggio aveva raccomandato (ma si tratta di un monito non vincolante) agli Stati a un'uscita coordinata dal lockdown. Finora però non si è visto nulla di unitario nelle misure annunciate dai Paesi membri.
La linea più dura è quella della Grecia che vuole il rischio zero: non aprirà a turisti dall'Italia, dalla Spagna dalla Francia e dalla Gran Bretagna. A prescindere dalla nazionalità, conta la residenza. Le restrizioni riguardano il Paese di partenza del volo che atterra sul territorio greco. Dall'Italia non si arriva. Atene permetterà invece gli ingressi da altri 29 Stati senza obbligo di quarantena. Il governo greco ha annunciato che il 1° luglio aggiornerà la lista, in cui dovrebbe rientrare anche il nostro Paese. Il più furioso è il governatore del Veneto Luca Zaia: «La Grecia nei confronti dell'Italia ha avuto un comportamento assolutamente riprovevole. Per noi le frontiere sono aperte a tutti. Se fossi il ministro degli Esteri sarei già ad Atene. Bisogna intervenire subito».
Intanto la Croazia ha riaperto le frontiere senza restrizioni ai cittadini di dieci Paesi dell'Ue per salvare la stagione estiva. Ma non agli italiani. Si può entrare solo da alcuni Stati ritenuti dai croati capaci di contenere il virus.
La Slovenia, dal 26 maggio consente ai cittadini Ue di entrare ma solo con una prenotazione valida in una struttura ricettiva. L'Austria ci guarda ancora con diffidenza. Mentre il 15 giugno aprirà i confini con Germania, Liechtenstein e Svizzera, con l'Italia, ha spiegato il cancelliere Sebastian Kurz, si deciderà mercoledì: «La situazione in Italia è quella più difficile.
Cerchiamo comunque a breve una soluzione». Resta chiusa anche la Svizzera, tranne che per i lavoratori transfrontalieri. Dal 15 giugno solo tedeschi, austriaci e francesi potranno entrare senza restrizioni, mentre gli italiani dovranno attendere il 6 luglio.
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