In manette i due egiziani del branco dei sette. Violentarono una quattordicenne a Milano

Uno arrestato, l'altro in fuga. I fatti avvenuti a Bonola nel settembre scorso

In manette i due egiziani del branco dei sette. Violentarono una quattordicenne a Milano
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Bonola come Caivano. Nel quartiere alla periferia nord-occidentale di Milano, in un'area dismessa, una ragazzina di 14 anni è stata vittima di uno stupro di gruppo che ricorda da vicino i fatti che hanno coinvolto le cuginette della provincia di Napoli. È successo lo scorso settembre, le lunghe indagini hanno portato solo nei giorni scorsi all'arresto di alcuni dei presunti responsabili.

La polizia - le indagini coordinate dal pm Elisa Calanducci e dall'aggiunto Letizia Mannella a capo del Dipartimento fasce deboli sono state affidate alla Squadra mobile - ha eseguito alcuni giorni fa l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Patrizia Nobile nei confronti di due cittadini egiziani di 21 e 22 anni. Sono entrambi irregolari in Italia, senza fissa dimora e con piccoli precedenti. Per ora solo il 21enne è stato arrestato, dopo essere stato rintracciato a Rimini. Mentre il 22enne è ricercato. Nei mesi scorsi era stato espulso su provvedimento del questore di Milano. È stato accompagnato alla frontiera anche un terzo egiziano indagato per lo stesso fatto, altri due invece sono minorenni e nei loro confronti procede la Procura per i minori. Ma secondo il racconto della 14enne il gruppo di aggressori sarebbe stato di ben sette uomini e ragazzini. Due sarebbero ancora da identificare.

La «efferata violenza di gruppo» del «branco», così lo definisce il giudice, è stata ricostruita grazie alla testimonianza delle vittima, che in un primo momento si è confidata con un'educatrice della comunità cui era affidata in quel periodo e poi anche con il personale medico che l'ha curata. Il gip valuta le sue dichiarazioni «genuine, non contraddittorie e molto dettagliate». Anche il riconoscimento degli indagati è considerato «di particolare affidabilità», in quanto la 14enne italiana, che era affidata ai servizi sociali in un contesto difficile, lontano dalla famiglia di origine, conosceva già gli aggressori e li aveva frequentati in passato proprio nel luogo degli abusi, una struttura sportiva in disuso del quartiere Bonola appunto.

Anche la notte dello stupro ci era andata spontaneamente insieme agli indagati, dopo che li aveva incontrati in corso Como. A un certo punto però gli «amici» sono diventati aggressori. Tutti hanno partecipato in modo attivo alle violenze. L'adolescente è stata spogliata, picchiata anche con una spranga e un bastone, insultata e stuprata. I ragazzi «di fronte al suo manifesto dissenso» l'hanno immobilizzata per abusarla. Sia l'operatrice che ha fatto la prima segnalazione sia il giudice ribadiscono la «serietà» della vittima e che ha «superato pienamente il vaglio di attendibilità». Mentre gli indagati hanno per gli inquirenti «personalità ciniche, violente, aggressive». Hanno agito per soddisfare «istinti irrefrenabili» e «brutali» e «in assoluto spregio della mancanza di consenso della persona offesa», allo scopo di «assecondare logiche di sopraffazione proprie del branco». Il giudice ha disposto il carcere anche per evitare «ritorsioni» nei confronti della ragazzina che ha denunciato.

«Il controllo del territorio - dichiara il deputato di Fdi ed ex vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato - è fondamentale per una politica di sicurezza. Per attuare ciò, ed evitare che vi siano zone franche come l'ex palestra di Bonola, è necessario che le aree e gli edifici disabitati siano debitamente recitanti in modo da impedire che vi sia accesso».

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