Un altro boccone amaro da mandar giù per Luigi Di Maio. Tra i 93 articoli della bozza della manovra resi pubblici nelle ultime ore, ce n'è uno che riguarda Radio Radicale, l'emittente che da più di 40 anni trasmette le dirette dal Parlamento, i congressi di tutti i partiti e le udienze dei processi di maggiore importanza politico-sociale. Infatti, il governo ha approvato una nuova proroga della convenzione con la radio fondata nel 1976 da un gruppo di attivisti del Partito Radicale. Nel testo della bozza della Legge di bilancio si legge che "Il Ministero dello Sviluppo economico è autorizzato a prorogare, per gli anni 2020-2022 il regime convenzionale con il centro di produzione Spa. A tal fine è autorizzata la spesa di 8 milioni di euro per ciascuno degli anni del triennio 2020-2022".
A Radio Radicale andranno complessivamente 24 milioni di euro. Un investimento importante che trova d'accordo tutti i partiti, consapevoli del servizio pubblico eseritato dalla storica emittente romana. Quasi, visto che il Movimento 5 Stelle si è schierato più volte per la sua chiusura. Nel maggio 2019, con il governo gialloverde ancora in sella, era stato l'allora sottosegretario grillino alla presidenza del Consiglio con delega all'editoria, Vito Crimi, ad opporsi con tutte le sue forze al finaziamento di Radio Radicale per ulteriori 7 milioni in aggiunta ai 9 già stanziati dal governo per il 2019. "Sono soldi delle tasse dei cittadini che vanno nelle casse di una radio di partito. Questo è un fatto. Contenti loro, scontenti sicuramente i cittadini e le loro tasse", aveva commentato Crimi.
Ancora più duro Luigi Di Maio. "Negli anni sono stati dati circa 250 milioni di euro di soldi pubblici a Radio Radicale, che è una radio privata. Dove sono finiti questi 250 milioni? Che ci hanno fatto? Perché sono stati dati tutti questi soldi a un’azienda privata?", si era chiesto Giggino dopo il voto contrario del M5S all'emendamento del Pd approvato in commissione Bilancio e Finanze della Camera. Inorando evidentemente il pluralismo e la correttezza che hanno sempre orientato il lavoro di Radio Radicale. Anche questa volta Di Maio si è trovato a combattere da solo una battaglia senza senso. Che si è rassegnato a perdere per continuare a stare al governo. Come biasimarlo?
Di Maio: "I soldi di Radio Radicale? Vadano ai terremotati"
Poi, però, il capo politico pentastellato si è tolto uno sfizio. E a margine dell'informativa sulla Siria in Senato, dopo avere bocciato una volta per tutte l'idea di un'alleanza strutturata con il Pd, ha detto: "Gli 8 milioni a Radio Radicale? Ma diamoli ai terremotati, alle persone colpite dal sisma", suscitando l'indignazione degli alleati dem. "Vedo rispuntare il riflesso pavloviano contro Radio Radicale in casa M5S. Si tratta di democrazia, di pluralismo e diritto all'informazione", il commento del deputato Filippo Sensi.
"Per chiarezza: i fondi per Radio Radicale non si toccano. E lasciamo fuori i terremotati da polemiche politiche per piacere", ha aggiunto la sottosegretaria al Mise, Alessia Morani.
Ancora più duro il senatore Roberto Rampi: "Le dichiarazioni di Di Maio su Radio Radicale sono vergognose. I temi vanno affrontati con serietà e non si mischiano temi come quelli del diritto alla conoscenza e del pluralismo dell'informazione a quelli della vita e della sofferenza di persone come i terremotati".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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