La maratona del governo: Fisco, pensioni e Pnrr i dossier caldi del 2023

Sfide sempre più complesse anche in Europa con Patto di Stabilità e Mes. I nodi Mps e Ita

La maratona del governo: Fisco, pensioni e Pnrr i dossier caldi del 2023

Messi alle spalle la prima legge di Bilancio e il periodo di rodaggio, ora il governo Meloni è chiamato al cambio di passo nel 2023. A scandire i tempi dell'azione di governo ci sarà senz'altro il Pnrr, che mette in agenda per il nuovo anno un'altra legge sulla concorrenza ma anche la riforma della Pubblica amministrazione. Non di secondaria importanza il tema fisco, tra gli obiettivi principali del governo. C'è poi anche la questione pensioni e la partita sui tavoli europei, dove l'Italia spinge per ottenere qualcosa di utile dalla riforma del Patto di Stabilità e vorrebbe modificare il Fondo salva Stati cercando quanto meno di limarne i vincoli più restrittivi (l'Italia è l'unico Paese a non aver ratificato la riforma del Mes).

La premier Giorgia Meloni e il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti saranno da subito al lavoro sulla riforma del fisco rimasta incompiuta dal precedente esecutivo. Si punta a una riduzione a tre scaglioni (da quattro) e a un «addolcimento» delle aliquote Irpef, ma anche a un nuovo metodo di calcolo delle imposte e di una revisione di Ires, Irap e Iva. Il tema delle pensioni è certamente molto caro ad alcune forze politiche della maggioranza, in particolare alla Lega, che spingono per il definitivo superamento della Legge Fornero con quota 41 a partire dal 2024. Da varare, poi, il nuovo strumento che sostituirà il reddito di cittadinanza, dopo le sforbiciate della manovra.

Il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha detto di voler lavorare a una riforma della Pa - punto centrale del Pnrr - che punti a premiare il merito con l'obiettivo di una maggiore efficienza, da ottenere con semplificazione delle procedure e digitalizzazione. Lo farà ripartendo da quanto imbastito dal precedente ministro, Renato Brunetta. Nel nuovo anno si lavorerà ai decreti attuativi e ai nuovi passi della riforma.

Continuerà ad avere una grande rilevanza il tema della messa a terra delle risorse del Pnrr. Questo, infatti, è l'anno in cui il Piano entrerà nel vivo e che vede, nella tabella di marcia redatta da Mario Draghi, la spesa di 40,9 miliardi di euro a cui aggiungere quelli non ancora spesi nell'anno precedente a causa dei ritardi provocati dai rincari delle materie prime. A Bruxelles pare esserci una disponibilità di massima a ricalibrare alcuni dettagli del Piano, ma non ad andare oltre al 2026 per la sua attuazione.

Il cronoprogramma del Pnrr pone scadenze impegnative anche sul fronte delle riforme: a giugno è prevista una nuova legge sulla Concorrenza, che deve essere approvata entro l'anno e vede spiccare la riforma delle concessioni autostradali, a marzo la legge sull'assistenza per gli anziani non autosufficienti, a settembre la riforma della proprietà industriale e, infine, a dicembre la nuova normativa sulla gestione delle risorse umane nella Pa.

L'agenda 2023 della politica economica del Paese, poi, impegna il governo già nei primi mesi per la soluzione della partita di Tim, con l'ambizione di creare una rete di proprietà pubblica per la quale i colloqui proseguiranno a gennaio con il coinvolgimento dei vertici della Tlc. Ma anche la situazione di Ita Airways avrà bisogno di una soluzione, con i tedeschi di Lufthansa verso un ruolo da azionisti di minoranza.

Non è chiusa nemmeno la partita di Mps, per la quale si cerca un compratore italiano tra le grandi banche. Più definito, invece, il dossier Ilva, per la quale Invitalia è avviata a salire al 60% del capitale, attraverso la conversione dei 680 milioni di prestito in un futuro aumento di capitale.

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