«Quella di Fedez è stata una manipolazione, una macchinazione, un atto grave e diffamante nei confronti della Rai, che può essere anche considerato un reato». È un Franco Di Mare veramente indignato e durissimo quello che ha cercato di difendere a spada tratta la Rai ieri sera in Commissione Vigilanza parlamentare. Il direttore di Raitre era stato convocato dai commissari per chiarire la vicenda spinosissima della presunta censura nei confronti di Fedez. Ricordiamo che il cantante ha accusato la Tv di Stato di aver tentato di impedirgli di leggere il suo testo sul palco del Concertone del Primo Maggio, testo che poi ha declamato in difesa della legge Zan sull'omotransfobia e contro la Lega che la avversa, citando frasi omofobe di alcuni esponenti del Carroccio. Di Mare ha ricostruito passo per passo quanto accaduto nella famigerata telefonata tra l'artista e gli organizzatori del Concertone (la iCompany di Massimo Bonelli) che Fedez ha registrato e dato in pasto ai social. In sostanza il direttore ha accusato l'artista di essere in malafede, di aver tagliato e messo mano ad arte a quella telefonata in modo da far risultare il tentativo censorio da parte della vice direttrice di Raitre Ilaria Capitani.
«Nella trascrizione integrale si legge chiaramente - dice Di Mare - che la vice direttrice interviene nella telefonata solo per dire che da parte della tv di Stato non c'è alcuna censura. E anche alla domanda fatta da Fedez se può fare quello che ritiene opportuno, lei risponde assolutamente». In sostanza il direttore scarica tutta la responsabilità sugli organizzatori del Concertone, la iCompany incaricata dai sindacati Cgil, Cisl, Uil anche perché la Rai acquista solo i diritti di trasmissione come, per esempio, avviene nel caso di una partita o di uno spettacolo teatrale. Sono stati loro, i produttori, a chiedere i testi al rapper e a chiamarlo per cercare di convincerlo ad edulcorare il testo. E, in ogni caso - sempre secondo Di Mare - gli organizzatori avevano tutto il diritto di controllare i testi perché, in generale, non si possono mandare sul palco persone che possono offendere chicchessia. Il direttore pretende le scuse da parte dell'artista. Soprattutto perché tutta questa vicenda ha gettato enorme discredito sull'azienda, tanto che «pure la Bbc e agenzie di stampa di Singapore hanno parlato di censure in Italia». In più Di Mare si è detto indignato perché gli esponenti politici si sono schierati a favore del cantante senza prima verificare i fatti.
Dure le repliche dei commissari molti dei quali non si sono detti soddisfatti («il tentativo di censura è lampante, la telefonata non andava fatta, da nessuno» è stato replicato) e hanno chiesto perché la Rai non ha proceduto alla querela nei confronti di Fedez che può essere unica conseguenza delle gravi accuse avanzate dal direttore.
«Lo valuterà l'amministratore delegato», ha risposto Di Mare. Prontamente lui replica su Instagram: «Se la Rai mi fa causa, ho i mezzi per potermi difendere». E aggiunge: «Se la Rai non è responsabile, perché la vicedirettrice ha preso parte attiva alla conversazione?».
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