Un libro sulla maschilità, per trasmettere un messaggio: essere maschi non significa necessariamente forza e violenza. Non abbiamo bisogno di muscoli esteriori, serve invece il muscolo interiore, dell'anima e della mente. Esce Pieno di Grazia La sfida cristiana per il maschio del nostro tempo (Edizioni San Paolo, pp. 191, euro 18) il nuovo libro di monsignor Riccardo Mensuali, membro della Pontificia Accademia per la Vita, dedicato alla definizione di un modello di maschile ispirato all'antropologia cristiana.
Perché questo libro?
«Ho pensato che di uomini spesso non si parla e questo rischia di alimentare un certo vuoto di visione. Certamente, molti maschi danno ancora uno spettacolo triste di sé, con tante e troppe violenze. Ma ci sono anche tanti uomini dolci e miti, che non per questo sono meno uomini, meno virili. Basta associare al maschio il muscolo esteriore. A noi serve il muscolo dell'anima e della mente».
In Italia, ma non solo, la definizione «maschio» fa pensare al patriarcato...
«Il patriarcato è una forma storica che regolava i rapporti fra i generi. Credo che, grazie alle conquiste sul tema della parità e, soprattutto, al fatto che il principio di autorità sia venuto scemando, se non scomparendo, non parlerei di resti di patriarcato, quanto di sempre possibile e deleterio maschilismo, inclinazione umana senza tempo e senza limiti geografici: è su questa patologia del maschile che ci dobbiamo concentrare».
Si parla spesso di «gender gap», ma sempre con una visione del maschio superiore alla femmina.
«In America, come in Italia, le donne - soprattutto nelle posizioni medio-alte - guadagnano, ancora, meno degli uomini ma nel mondo le prestazioni scolastiche di qualsiasi livello mostrano un divario al contrario: il gap formativo è del tutto a sfavore dei giovani uomini e sta crescendo. I motivi li stiamo ancora studiando, e sono complessi. Mentre il gap tra stipendi si riduce, quello dei risultati accademici sta aumentando, a sfavore degli uomini. È utile almeno parlarne».
Recentemente è stata approvata una direttiva europea sulla lotta alla violenza contro le donne. A che punto siamo in Italia?
«La legge sulla violenza contro le donne è buona, seppur non sia semplice applicarla anche per un problema di efficienza del sistema. La legge, da sola, però non basta. Bisogna intervenire a livello culturale, nelle scuole, in famiglia e con ogni mezzo. In Italia sono crollati, dagli anni '70 dello scorso secolo, gli omicidi in generale. Con un impegno comune serio, possiamo fermare anche le violenze contro le donne».
Nel suo libro parla dei «maschi», la Chiesa di Papa Francesco fa spazio alle donne nella Curia
«Tutto il mondo, e anche la Chiesa, nella modernità ha basato sempre più la professionalità sulle qualità interiori e intellettuali della persona e molto meno sulla forza fisica, che nel mondo premoderno invece contava perché la parola lavoro quasi corrispondeva alla forza delle braccia, a favore dei maschi. La Chiesa di Francesco, fedele allo spirito del Vangelo e alla capacità di relazioni di Gesù, è andata nella stessa direzione. Per diventare prefetti, ci vuole un cervello, una preparazione idonea, la persona giusta per quel ruolo.
È in questa direzione che vanno lette e accolte con estremo favore le nomine femminili del Papa: conta che una persona qualificata diventi responsabile di quell'incarico. Francesco non va dietro alla moda del momento, semplicemente crede che se il Vangelo non cambia, siamo noi che cambiamo e lo comprendiamo sempre meglio».
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