È durato appena dieci minuti l'ultimo Consiglio dei ministri di questo governo convocato da Matteo Renzi.
Al termine della riunione il premier è salito al Quirinale per la seconda volta in questo giorno. Un colloquio durato meno di mezz'ora e nel quale il premier avrebbe deciso di accettare la proposta di Mattarella che gli ha chiesto di restare fino al via libera alla manovra.
"Il presidente del Consiglio ha comunicato di non ritenere possibile la prosecuzione del mandato del governo e ha pertanto manifestato l'intento di rassegnare le dimissioni", spiegano dal Colle, "Il Presidente della Repubblica, considerata la necessità di completare l'iter parlamentare di approvazione della legge di bilancio onde scongiurare i rischi di esercizio provvisorio, ha chiesto al presidente del Consiglio di soprassedere alle dimissioni per presentarle al compimento di tale adempimento".
Renzi lascia, quindi, ma non subito: le dimissioni sono congelate fino all'approvazione della legge di bilancio che sarà incardinata domani al Senato e che dovrebbe ricevere l'ok definitivo - forse anche tramite un'ultima fiducia "tecnica" - nei prossimi giorni. Il mandato di Renzi dovrebbe quindi scadere ufficialmente solo venerdì.
Già stamattina il presidente del Consiglio aveva incontrato Sergio Mattarella per un colloquio di circa un'ora. "Ho sempre detto che, in caso di sconfitta, avrei mollato tutto", ha ripetuto il premier a tutti i suoi interlocutori. "Io non sono come gli altri politici, io mi prendo tutte le mie responsabilità", ha ribadito, mentre per tutta mattinata a Palazzo Chigi sfilavano diversi ministri, dai fedelissimi Graziano Delrio e Maria Elena Boschi, ma anche Angelino Alfano, arrivato solo nel pomeriggio. "Renzi è arrabbiatissimo", dicono i suoi. Intanto lui si trincera nel palazzo e si limita a un "cinguettio" su Twitter: "Mille giorni difficili ma belli. Grazie a tutti, viva l'Italia"
Esclusa l'ipotesi che possa sciogliere le Camere e tornare al voto, è probabile che Mattarella affidi l'incarico a qualcuno che possa formare un governo di scopo che metta in piedi una nuova riforma costituzionale e una legge elettorale collegata. In pole ci sono Pier Carlo Padoan e Pietro Grasso, ma anche Romano Prodi e persino Delrio come racconta nella sua analisi Adalberto Signore.
Un monito di Mattarella è già arrivato attraverso una nota breve, ma incisiva: "La
democrazia è solida", ha detto il Capo dello Stato, "Ma vi sono di fronte a noi impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all'altezza dei problemi del momento".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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