McCarthy "silurato" dalla fronda trumpiana. Congresso in ostaggio

Le attività paralizzate in attesa della nuova nomina. E come successore, il tycoon punta tutto su Scalise

McCarthy "silurato" dalla fronda trumpiana. Congresso in ostaggio
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Il Congresso Usa è nel caos dopo il terremoto politico che ha portato alla destituzione dello speaker repubblicano della Camera Kevin McCarthy (per la prima volta in 110 anni di storia americana). A guidare la fronda parlamentare di trumpiani arrivati alla resa dei conti con l'establishment del partito è il deputato della Florida Matt Gaetz, fedelissimo dell'ex presidente: sono bastati 8 membri Gop per far venire meno a McCarthy la sua risicata maggioranza, anche perché i dem non gli hanno offerto nessun aiuto sostenendo che deve essere il Grand Old Party a «porre fine alla sua guerra civile». L'agenda dei lavori alla Camera così è bloccata, poiché lo speaker ad interim Patrick McHenry ha poteri limitati: può soltanto fare comunicazioni, rispondere alle interrogazioni parlamentari, pronunciarsi su mozioni d'ordine e designare un suo successore pro tempore, ma non presiedere una sessione congiunta del Congresso o prendere decisioni senza l'unanimità della Camera.

La situazione è molto complessa, visti anche i fondamentali negoziati in corso per trovare un compromesso sul bilancio che bisogna votare entro il 17 novembre dopo la misura tampone approvata in extremis sabato per evitare lo shutdown del governo. E su cui un punto centrale sono gli aiuti all'Ucraina, che non compaiono nella legge provvisoria: l'ala più estremista del partito repubblicano infatti è fortemente contraria allo stanziamento di altri fondi, che vorrebbero usare per combattere la crisi migratoria al confine tra Stati Uniti e Messico. Gaetz ha accusato McCarthy aver fatto «promesse contraddittorie», di flirtare con l'opposizione, e di avere un «accordo segreto» con il presidente Joe Biden su un possibile pacchetto per continuare a finanziare Kiev (su cui concordano anche i senatori repubblicani). «Ho perso una votazione, ma ho combattuto per ciò in cui credo, e io credo nell'America», ha commentato McCarthy, sottolineando di «non essere pentito per aver negoziato» con i dem. «Mi hanno insegnato a risolvere i problemi e non a crearli», ha aggiunto, precisando che non si ricandiderà alla carica. Peraltro già per ottenere la posizione aveva dovuto fare enormi concessioni a una ventina di trumpiani, inclusa la possibilità che qualsiasi funzionario eletto avesse il potere di indire una votazione per destituirlo, cosa che alla fine Gaetz ha fatto.

L'ex presidente per ora non prende posizione nella crisi alla Camera, limitandosi a commentare: «Perché i repubblicani combattono sempre tra loro e non combattono i democratici della sinistra radicale che stanno distruggendo il nostro Paese?». Tuttavia è evidente che Trump, dopo aver dimostrato la presa che continua ad avere sul partito, giocherà un ruolo determinante dietro le quinte per la successione di Mccarthy. Biden, da parte sua, esorta la Camera ad eleggere «presto» un nuovo speaker per affrontare le «sfide urgenti». La votazione per nominare il successore di McCarthy inizierà l'11 ottobre, come ha annunciato lo speaker ad interim, e in pole position per il ruolo c'è' l'italoamericano Steve Scalise, attuale capogruppo dei repubblicani alla Camera e trumpiano della prima ora. Per Gaetz l'ultraconservatore 57enne della Louisiana con bisnonni di origine siciliana «sarebbe uno speaker fenomenale». In lizza anche Jim Jordan dell'Ohio, un altro alleato del tycoon. Nel frattempo l'ex speaker dem Nancy Pelosi è stata sfrattata dal suo ufficio da McHenry.

Irritata, lei ha risposto di non poter fare il trasloco perché si trova in California per il funerale della senatrice Dianne Feinstein: «Con tutte le decisioni importanti che la nuova leadership repubblicana deve prendere e che tutti aspettiamo con impazienza, la prima cosa che ha fatto lo speaker ad interim è stata ordinarmi di lasciare immediatamente il mio ufficio a Capitol Hill».

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