La prima parola che pronuncia, subito dopo la scampanellata che dà il via alla riunione, è «serietà»: ne serve molta, spiega Giorgia, perché il momento è difficile, e «ci aspetta un anno impegnativo che culminerà nelle elezioni europee e la presidenza del G7».
La seconda è «realismo». E sì, «bisogna spendere al meglio le scarse risorse che abbiamo: stiamo ancora pagando il disastro del Superbonus, una vera tragedia contabile che pesa sulle spalle degli italiani». L'agenzia delle entrate ha calcolato 12 miliardi di irregolarità, «la più grande truffa contro lo Stato», grazie ai bonus edilizi di Conte. E i ministri sono perciò gentilmente invitati a rinunciare alle «richieste impossibili».
Nel giorno di Poppea, la premier prova a spegnere i bollori e gli incendi nella maggioranza. La manovra, dice, dovrà essere sostenibile, gli interventi concentrati su pochi punti chiave, i miliardi mirati sui temi sensibili all'elettorato di centrodestra. E cioè sostegni alle famiglie e al lavoro, fisco, energia, pensioni. Eccola la grande sfida, la Finanziaria. Giancarlo Giorgetti si limita a fare il punto della situazione e a «tracciare il quadro complessivo» nel quale muoversi. Ma venendo al sodo, quanto si può spendere? Si parla di 25/30 miliardi, tuttavia per il ministro è impossibile sbilanciarsi adesso prima di valutare le «variabili internazionali» e le intese con Bruxelles. «Vediamo che succede con il Patto di stabilità». Poi tocca alla Meloni dare la linea: «La prossima legge di bilancio dovrà essere come quella dell'anno scorso, seria. Deve supportare la crescita, favorire le classi più deboli, dare slancio a chi produce e mettere i soldi in tasca a famiglie e imprese». Certo, ci sarà il solito problema, far quadrare i conti e lasciare un segno senza allarmare Bruxelles e i mercati. Ma per Giorgia non è soltanto una questione di numeri. «Siamo di fronte alla più politica tra le leggi che un governo possa partorire. L'anno passato l'emergenza energetica ha assorbito due terzi della manovra, però ciò non ci ha impedito di lanciare alcuni messaggi importanti e di tracciare una via. Penso alla riduzione del cuneo fiscale e alle risorse per le famiglie, misure che hanno indicato una direzione che noi adesso vogliamo consolidare e rafforzare». E la speding review. «I ministri devono risparmiare».
Dopo oltre tre settimane torna dunque la politica. Nell'agenda del Cdm ci sono alcuni decreti europei da ratificare e un provvedimento sugli ammortizzatori nel mondo dello spettacolo. Palazzo Chigi approva l'indennità «di discontinuità», con grande soddisfazione della Lega. «Stiamo aiutando un settore che vedeva ancora troppi lavoratori senza adeguate garanzie di welfare», commenta Matteo Salvini. Ma si parla anche del ritorno dello Stato nelle telecomunicazioni, con il prossimo ingresso del Mef con una quota del 20 per cento nella società che controlla Tim, 2,2 miliardi, con tanto di golden share governativa. «Stiamo difendendo l'interesse nazionale in un campo strategico e quello dei lavoratori», dice la premier. E si parla molto della Finanziaria. Sarà un lavoro piuttosto lungo e complicato, che si intreccerà con la trattativa europea per la riforma del Patto di stabilità. Risorse limitate, Giorgetti dovrà inventarsi qualcosa. La Meloni insiste sul taglio del cuneo e le detassazioni per le famiglie numerose e per chi assume giovani e mamme. Su questi interventi sono tutti d'accordo, almeno per ora. Si prevede maretta invece sulle pensioni e sul prelievo sugli extraprofitti delle banche. «La legge va ritoccata - sostiene Antonio Tajani - presenteremo degli emendamenti».
Infine le riforme: «Il ministro Casellati è pronta - dice Meloni - con una proposta che centra i due obiettivi che ci prefiggiamo:
dare stabilità ai governi e far decidere ai cittadini chi debba governare. Sarà uno dei primi provvedimenti che vareremo», con il «completamento dell'autonomia differenziata, la riforma della giustizia, la delega fiscale».
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