
Scuote il mondo della politica la decisione della Corte di Cassazione di accogliere il ricorso presentato da un gruppo di migranti soccorsi in mare dalla Guardia Costiera il 16 agosto del 2018 e costretti dall'allora ministro degli Interni Matteo Salvini a rimanere a bordo della nave per dieci giorni. La decisione arriva a pochi giorni dal «muro contro muro» (come è stato raccontato dai giornali) di governo e membri dell'Anm di pochi giorni fa.
«Decisione frustrante» le prime parole della premier sulla decisione della Suprema Corte. «Principio opinabile», aggiunge la Meloni sui suoi profili social, «condannare il governo a risarcire un gruppo di immigrati illegali bloccati dal ministro dell'Interno di allora perché non li ha fatti subito sbarcare». Per poi aggiungere che «risarcire coi soldi dei cittadini italiani onesti che pagano le tasse persone che hanno tentato di entrare in Italia illegalmente, ovvero violando la legge non avvicina i cittadini alle istituzioni». Ancor più nette le parole di Salvini, protagonista all'epoca dei fatti in quanto vicepremier e responsabile del Viminale. «Sentenza vergognosa» e «indebita invasione di campo», lo sfogo del leader leghista. «Indegno - commenta il leader della Lega - chiedere che siano i cittadini italiani a pagare per la difesa dei confini, di cui ero orgogliosamente protagonista».
Critica, anche se con toni più morbidi, la posizione dell'altro vicepremier Antonio Tajani che commenta: «Non condivido il risarcimento ai migranti». Mentre il vicepresidente della Camera, l'azzurro Giorgio Mulè, nota che la decisione della Corte di Cassazione porta con sé un paradosso: «Viene premiato chi non osserva le leggi».
Il Guardasigilli Carlo Nordio pone l'accento sulle possibili conseguenze della decisione della Suprema corte: «Garantire un risarcimento anche a chi tenta di entrare illegalmente confligge con il principio di legalità ma, anche ammesso come dice la Cassazione che sia in linea con la legislazione vigente, può provocare conseguenze che vanno molto al di là dei casi specifici». E il suo collega Piantedosi (Viminale) aggiunge: «Applicheremo la sentenza ma non la condivido».
Poi ci sono le dichiarazioni dei partiti. E Lega e Fratelli d'Italia si mostrano sul piede di guerra usando parole inequivocabili. «Paghino i giudici, se amano tanto i clandestini» scrive una nota uscita da via Bellerio. Mentre via della Scrofa bolla la decisione della Suprema corte come frutto di «scelte folli che offendono gli italiani».
Le reazioni dei rappresentanti della maggioranza non sono passate indolori e la stessa Margherita Cassano, prima presidente di Cassazione, replica duramente: «Inaccettabili gli insulti che mettono in discussione la divisione dei poteri». Anche l'Associazione nazionale magistrati alza la voce e dopo il duro confronto di pochi giorni fa a Palazzo Chigi torna a polemizzare col governo. «Contro la Suprema corte attacchi ingiustificati - recita un comunicato dell'Anm - senza alcun rispetto per la divisione dei poteri». Poi arriva anche una nota dei consiglieri togati del Consiglio superiore della magistratura. «Le decisioni della Cassazione, certamente criticabili, devono essere però rispettate perché a presidio del principio di eguaglianza e del diritto di ricevere tutela giurisdizionale sancito dall'articolo 113 della Costituzione».
L'opposizione, invece, difende la decisione della Corte e attacca direttamente il governo. La segretaria dem, Elly Schlein, lamenta il fatto che saranno gli «italiani a pagare i fallimenti del governo». Mentre il leader di Italia viva, Matteo Renzi, commenta caustico: «Dal caso Diciotti agli sprechi dell'assurdo centro migranti in Albania, chi ha sbagliato deve pagare.
Le multe devono essere pagate da premier e ministri. Di tasca propria». E Giuseppe Conte (M5s) aggiunge: «Le sentenze si possono anche criticare ma è miserevole il metodo della Meloni che se i magistrati gli danno ragione sono bravi altrimenti sono toghe rosse».
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