La Meloni rassicura l'establishment su debito e Russia. Il Pnrr da "rivedere"

Curiosità e applausi per la leader che dice no allo scostamento. La gag con Salvini

La Meloni rassicura l'establishment su debito e Russia. Il Pnrr da "rivedere"

I riflettori sono inevitabilmente puntati su di lei. Giorgia Meloni al Forum Ambrosetti di Cernobbio è l'osservata speciale, il personaggio da seguire, quella su cui maggiormente si appunta la curiosità dei presenti. Chiusa la parentesi Draghi - una parentesi per la quale gli industriali e i manager presenti sul Lago di Como non nascondono la loro nostalgia - la platea individua in lei la predestinata, la più probabile nuova inquilina di Palazzo Chigi. Nel mezzogiorno di fuoco dei sei leader a confronto - sia pure senza interazione diretta, ma con un giro di tavolo di dieci minuti per ciascuno - la missione della leader di Fratelli d'Italia sulla carta è quella di tranquillizzare l'establishment. Ma come si comprende facilmente dal clima che la circonda di presentare le credenziali e fare breccia nel cuore del ceto produttivo italiano non sembra esserci un gran bisogno.

L'intervento di Giorgia Meloni si attesta su una cifra morbida e autorevole e segue la bussola del «buonsenso», parola citata spesso negli ultimi suoi interventi. Nel centrodestra «ci sono differenze e sfumature, ma sulla visione siamo d'accordo» come «sul principio di abbassare le tasse. In questa fase bisogna essere molto prudenti e seri nelle promesse, poi nel programma ci sono cose molto chiare che per me fanno fede in termini di visione e di perimetro». E pur provenendo da diciotto mesi di opposizione concede l'onore delle armi a Mario Draghi. «Draghi bravissimo ma perché non ha funzionato come poteva? Perché siamo una repubblica parlamentare. Se ricominciamo a mettere insieme i partiti che oggi fanno finta di farsi battaglia avremmo sempre lo stesso problema: non avremo una visione».

Il tempo contingentato non le impedisce di toccare buona parte dei temi che le stanno a cuore in questa campagna elettorale: la necessità di riportare in Europa le catene di valore trasferite in Asia, il dovere di sostenere l'Ucraina per evitare la vittoria della Russia e far emergere lo strapotere della Cina, l'esigenza di rendere più che mai chiara la posizione dell'Italia sulle sanzioni perché «se l'Italia si sfila dagli alleati, per l'Ucraina non cambia niente, per noi moltissimo. Una nazione seria che vuole difendere i suoi interessi deve avere una postura credibile». Una linea, quella sulle sanzioni, che differisce da quella di Salvini. La platea ascolta con attenzione e curiosità e non fa mancare gli applausi. C'è anche spazio per il sorriso quando Matteo Salvini, iniziando il suo intervento, inforca gli occhiali e annuncia: «Parto da quello di cui avete discusso - dice il leader della Lega - e mi permetto di farlo con qualche slide». Al che la leader di Fratelli d'Italia guarda il pubblico e sorridendo ironicamente dice: «Le slide...». Salvini sta al gioco e replica: «Le slides, tanta resa poca spesa».

Giorgia Meloni non risparmia critiche all'Unione Europea, lamenta l'eccessiva timidezza sull'introduzione di un tetto al prezzo del gas e sottolinea gli egoismi di alcuni Stati membri. «Il tetto al prezzo del gas oggi non c'è perché non conviene a Olanda e Germania e questo significa che nell'Europa della solidarietà gli altri difendono i propri interessi nazionali». E poi torna ad affondare il colpo sulla revisione del Pnrr: «Non può essere un'eresia dire che il Pnrr possa essere perfezionato. Il commissario Gentiloni ci dice che molte nazioni stanno rivedendo le priorità in base al nuovo scenario. Perfezionare non vuol dire stravolgere, anche se alcune scelte di politica industriale non sono state pienamente colte in questo Pnrr. Il problema più grande non sarò rivederlo o sistemarlo ma i ritardi che ci ha lasciato il vecchio governo». Non ci sono solo carezze per la platea perché sul tema delle bollette, caro agli industriali, la leader di FdI sceglie la linea del rigore.

«Non sarei per un nuovo scostamento di bilancio, perché siamo indebitati oltre misura, penso che si possano immaginare altre risorse, come parlare con l'Ue per usare i fondi della nuova programmazione». Ma c'è altro che si può fare, «anche senza aspettare l'Europa, scorporare l'energia elettrica dal gas, una mossa che può valere 3-4 miliardi».

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