"Merendina e straccio in bocca. Poi una coltellata alla gola"

Le carte del gip ricostruiscono la morte del piccolo Daniele. "Tanta crudeltà solamente per far soffrire la moglie"

"Merendina e straccio in bocca. Poi una coltellata alla gola"

Certo, un «omicidio non prevedibile», come ha scritto il gip di Varese nell'ordinanza di custodia cautelare di Davide Paitoni, il padre che ha sgozzato il figlioletto. Basta questo per sentirsi a posto con la coscienza? E qui non ci riferiamo solo ai magistrati che «non hanno comunicato adeguatamente tra loro», ma anche a tanti altri soggetti. La sensazione più angosciante è che tutti si siano comportati in assoluta buona fede, commettendo però un involontario errore di valutazione. Una sottovalutazione del rischio dalle conseguenze devastanti. «Con la scusa di una merendina l'ho fatto sedere sulla sedia. Gli ho messo uno straccio in bocca. L'ho bloccato col nastro adesivo. E ho sferrato un colpo», ha confessato il padre-killer. Sarebbe il caso di fermarsi qui. Per rispetto in quel briciolo di umanità che ci accomuna a Davide Paitoni: non un extraterrestre venuto da un pianeta dominato dal Male, bensì uno di noi; uno di cui puoi essere amico, magari arrivando a dire - pure qui in assoluta buona fede - che è «sempre stata una brava persona». Almeno fino al giorno di Capodanno, quando la «brava persona» è diventata un «mostro». Il gip - adesso - è precisissimo nel descrivere le fasi del dramma. Dopo aver sgozzato il figlio e averlo chiuso nell'armadio, Paitoni lascia la sua abitazione di Morazzone. «Lo so che fa schifo uccidere il proprio figlio, non aprire il mio armadio papà», lascia detto in un messaggio vocale inviato al padre. Segue un sms alla moglie: «Ti sto riportando Daniele, abbiamo trascorso insieme una bellissima giornata». Una volta da lei, il 40enne l'aggredisce. Poi la fuga. La scoperta del cadavere nell'armadio. La cattura del padre. E quei verbali che ti fanno accapponare la pelle: «L'ho fatto per far soffrire la donna che ho amato veramente e per ritorsione nei confronti dei suoi familiari». Nell'ordinanza si sottolinea come la «sorda, occulta e progressiva determinazione "punitiva di Davide Paitoni» fosse proiettata «in una pluralità di direzioni».

«Lo straccio in bocca - sostiene il giudice delle indagini preliminari - indica efferatezza e determinazione nell'autore del delitto e induce a pensare alla consapevolezza del piccolo Daniele che qualcosa di tremendo stava per accadergli. I momenti che hanno preceduto il gesto con cui il padre ha affondato il coltello nella gola del bambino per la piccola vittima sono stati brevi e interminabili: è un ossimoro indispensabile a descrivere la crudeltà del gesto, che Daniele ha vissuto con l'intera angoscia e l'intero dolore immaginabili». Nelle pagine firmate dal gip sono contenuti anche riferimenti alla situazione coniugale e al fatto che «non c'era nessun provvedimento giudiziario sulla separazione». L'accordo tra le parti avrebbe quindi permesso al piccolo di «vedere liberamente il padre e durante il periodo delle vacanze natalizie a giorni alterni».

La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha chiesto «chiarimenti urgenti» perché il 40enne era agli arresti domiciliari per tentato omicidio e nei suoi confronti erano state presentate denunce da parte della moglie e del padre di lei. Tutto ignorato, causa «mancata comunicazione» tra Procura e Tribunale.

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