Merito di Pisapia se andrà bene Colpa della Moratti se fallirà

Se l'Expo sarà un successo tutti i meriti andranno alla giunta di sinistra e si dimenticherà chi è venuto prima

Merito di Pisapia se andrà bene Colpa della Moratti se fallirà

Il fatto che Letizia Moratti, ex sindaco di Milano e artefice dell'Expo (fu lei a dannarsi l'anima affinché fosse assegnato all'Italia), sia o non sia stata invitata alla cerimonia inaugurale, prevista il 1° maggio, non ci interessa granché: è una questione di creanza e non tutti ce l'hanno buona. Ci preme invece fare una previsione di ordine politico. Se la manifestazione (che potremmo definire fieristica) sarà complessivamente un successo, e ce lo auguriamo, ogni merito se lo prenderà la giunta di sinistra, Giuliano Pisapia in testa. Se invece, come probabile, essa sarà un fiasco che contribuirà a rovinare ulteriormente la reputazione nazionale, allora la responsabilità verrà addossata alla gentile signora, di cui si ricorda la tenacia con cui si batté allo scopo di vincere la concorrenza di vari Paesi e ottenere il privilegio di organizzare l'evento.

Più che un'ipotesi è una certezza basata su una constatazione: le operazioni di allestimento delle strutture, necessarie a ospitare gli espositori, a due giorni dall'apertura non sono ancora terminate, e ci vorrà un mese, dicono gli esperti, perché lo siano. Sarà dunque una partenza zoppa nel rispetto della peggiore tradizione italiana: arrivare in ritardo agli appuntamenti importanti. Un precedente? I Mondiali di calcio del 1990. Quando cominciarono, in prossimità dell'estate, i parcheggi e gli alberghi (per esemplificare) erano di là da venire: furono approntati in autunno, a torneo concluso da un pezzo.

La regola del pressappochismo è stata osservata anche nella presente circostanza. Ma sul punto non conviene insistere: i lettori sono già informati sulle straordinarie capacità delle istituzioni di fare pessime figure e di essere puntuali soltanto se si tratta di agevolare il malaffare, imponendo vincoli burocratici tra cui i ladri si muovono con gioia quali topi nel formaggio.

La metafora casearia si adatta a questa edizione di Expo riservata al cibo, un settore nel quale siamo primi al mondo nonostante la nostra agricoltura sia stata talmente trascurata, peggio, bistrattata da essersi ridotta, ora, a ultima ruota del carro economico pur avendo le potenzialità di una locomotiva. Ad azzerare la passione e il business dei campi ci ha dato una mano decisiva l'adorata Europa, introducendo una serie di obblighi che hanno scoraggiato gli operatori del ramo fino a costringerli a cercarsi un lavoro più remunerativo. Basti pensare al tragicomico destino delle arance siciliane, coltivate con amore e perizia per essere schiacciate dalle ruspe in ossequio alle norme sulle eccedenze. Una vicenda incomprensibile per chiunque, tranne che per i cervelloni di Bruxelles, intenti fra l'altro a misurare i famosi zucchini, a squalificare le mozzarelle e a sputtanare la pizza, incuranti di un dato: la margherita è il piatto maggiormente richiesto in ogni angolo del globo terracqueo.

I nostri governi da decenni sono insensibili al descritto scandalo, chinano il capo davanti a qualsiasi diktat Ue, e alle proteste patrie rispondono allargando le braccia: le disposizioni europee non si discutono, si eseguono. La Francia, al contrario, tutela col coltello tra i denti la propria agricoltura, tant'è che questa costituisce la spina dorsale dell'economia transalpina. Non ci resta che abbozzare e invidiare chi si fa valere.

Consoliamoci con la consapevolezza che i nostri prodotti e la nostra cucina, da Bolzano a Palermo, sono apprezzati e giudicati i più squisiti della terra. Impareremo mai a sfruttarli? Sia pure senza troppa convinzione, confidiamo nell'Expo per creare un sistema vantaggioso: oggi ciascuno agisce in proprio, esaltando l'individualismo della nostra gente ignara che l'unione fa la forza.

Considerazioni finali. In attesa dell'alzabandiera sui pennoni della decantata esposizione, i signori addetti ai trasporti pubblici milanesi, forse ispirati da Maurizio Landini, quello che tiene sempre le braccia conserte pur di non prestarle al lavoro, hanno scioperato, gettando la città nel caos. Un anticipo di ciò che accadrà nei mesi venturi allorché anche i centri sociali e affini daranno il via a show proletari per rendere irraggiungibili i padiglioni eretti a Rho-Pero. Lo spettacolo è garantito: la sinistra antagonista, quando ha l'opportunità di rendere difficile la vita nella metropoli lombarda, non si tira mai indietro. Confermerà di sicuro la propria indole demolitoria.

Se poi i terroristi saranno di parola, aspettiamoci anche un'appendice pirotecnica, tanto per chiudere in bellezza. Serrati i battenti, verrà la fase più divertente.

Le autorità, che hanno speso, sperperato e rubato, si accorgeranno con imbarazzo di un dettaglio: che farsene, a kermesse conclusa, della cittadella messa in piedi per l'Expo? Nulla. Lasceranno che cada tutto a pezzi? Non esiste al momento un progetto alternativo. Se questi sono amministratori...

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