Se non ci fosse stata la tanto criticata Guardia costiera libica sarebbero arrivati sulle coste italiane altri 6275 migranti. Il numero intercettato sui gommoni e riportato indietro da gennaio dai libici. Se li sommiamo ai 9771 sbarcati fino a ieri il totale è di 16046 arrivi nei primi sei mesi e mezzo. Una cifra di poco inferiore al 2017, l'anno del boom delle partenze dalla Libia.
Ieri la Camera, con il voto praticamente compatto del centrodestra, ha approvato il decreto missioni proposto dal governo, che rifinanzia pure l'appoggio alla Guardia costiera libica. Però 23 deputati hanno votato contro registrando una seria crepa nella maggioranza, pure in casa Pd. Fra le defezioni eccellenti vanno segnalati Laura Boldrini, Nicola Fratoianni e Matteo Orfini. «La collaborazione nei respingimenti illegali verso un Paese in guerra come la Libia - si legge in un comunicato dei dissidenti - dove le persone subiscono violenze inenarrabili nei centri di detenzione si configura come una nostra corresponsabilità nelle violazioni di diritti umani di cui sono vittime i migranti».
Il j'accuse arriva mentre è in visita a Tripoli il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese. La responsabile del Viminale ha portato in dote 30 fuoristrada, 4x4, finanziati dalla Ue, una dozzina già arrivati per il controllo delle frontiere terrestri del ministero dell'Interno libico. Assieme al ministro sono sbarcati a Tripoli il capo della Polizia, Franco Gabrielli e il direttore dell'Aise, i servizi esterni, generale Giovanni Caravelli. La delegazione ha incontrato il premier Fayez al Serraj, e mezzo governo libico. «Il dossier discusso più importante riguarda la cooperazione in materia di sicurezza, che comprende a sua volta lo sviluppo di capacità, la lotta alle migrazioni illegali, alla tratta di esseri umani e al contrabbando» hanno spiegato i libici.
Il ministro dell'Interno Fathi Bashaga, vorrebbe più aiuti ed è pronto a chiudere i centri di detenzione, se l'Italia o l'Europa mettono in piedi degli hot spot, dove vengano rispettati i diritti umani, ma per rimandare i migranti a casa loro. Lamorgese ha parlato di «corridoi umanitari» si spera non verso l'Europa. Poi ha specificato che «seppure con le dovute distinzioni di contesto, l'impegno profuso dall'Unione europea nell'ambito dell'accordo con la Turchia (6 miliardi alla Turchia per fermare i profughi siriani ndr) possa e debba essere replicato anche nel quadrante del Mediterraneo centrale, interessato, come quello orientale, da consistenti flussi migratori».
Il ministro libico ha detto agli italiani: «Non avete una visione chiara del problema migratorio». Lamorgese ha fatto sapere che bisogna «imprimere un'accelerazione a tutte le attività di collaborazione tra i due Paesi. Auspicando una nuova e più stringente tabella di marcia nell'ambito del delicato contesto internazionale di prevenzione dell'immigrazione irregolare e di controllo delle frontiere. Un obiettivo da raggiungere anche attraverso un partenariato strategico in grado di sostenere l'azione del governo libico che ha già conseguito importanti risultati».
La prima grana sul tappeto riguarda il «ricambio» delle vecchie motovedette consegnate alla Guardia costiera di Tripoli. Dal 2017 ne abbiamo cedute 6, ma solo tre risultano operative, due a Tripoli e 1 ad Al Qoms vicino a Misurata. Ogni tre anni la mini flotta dovrebbe venire rinnovata con l'aiuto della Guardia di Finanza, che continua a fornire uomini per l'addestramento e pezzi di ricambio trasportati al limite delle acque territoriali libiche dai nostri pattugliatori. Sembra che il governo italiano, per garantire la tenuta dalla maggioranza, non abbia intenzione di consegnare le nuove motovedette. Ad Abu Sitta, la base della Marina di Tripoli, c'è la nostra nave militare Pantelleria, che fornisce assistenza alla Guardia costiera libica. Però siamo stati messi fuori gioco non solo dai turchi, ma dalla piccola Malta.
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