Milano ancora violenta. Rapinato e stuprato alla fermata della metro

A Porta Romana abusi sessuali dopo la minaccia con il coltello: arrestato un 17enne

Milano ancora violenta. Rapinato e stuprato alla fermata della metro

La rapina e lo stupro. La rapina con un coltello puntato dritto sotto la faccia da un tuo coetaneo che a 17 anni non ha già più scrupoli e che ti spengono anche un bel po' di speranza soprattutto se non finisce lì. Soprattutto se a violenza segue altra violenza, quella sessuale che non ti aspetti. La rapina e lo stupro sotto gli occhi delle telecamere di sicurezza della metropolitana milanese, nella stazione di Porta Romana, pieno c'entro non una periferia qualunque di quelle che si raccontano «dimenticate» e invece sarebbe meglio ricordare ogni giorno di più. La rapina e lo stupro in una città che da Capodanno, da quando un branco impazzito ha violentato in piazza Duomo alcune ragazze straniere, sembra non trovare più pace. E allora la cronaca torna prepotente.

Ed è quella di un ragazzino di 16 anni abusato da un coetaneo in un anfratto della metropolitana. Una rapina che degenera documentata in una sequenza drammatica dalle telecamere di sorveglianza che permettono però di identificare rapidamente l'autore e di confermare, dando volto e immagini, il racconto della vittima e di quanto è successo. Così le indagini seguono una via veloce, l'aggressore viene individuato e fermato dagli uomini della Squadra Mobile.

Comincia tutto con un tentativo di rapina, pratica diffusa in tutte le grandi città ormai, Milano compresa dove le aggressioni tra giovanissimi costretti a consegnare smartphone, sneakers e giacconi firmati ormai non si contano (e non si denunciano) neanche più. «Capita...» ci si è quasi rassegnati. Sembra la stessa storia anche il 12 marzo. Il sedicenne è in attesa del treno alla fermata di Porta Romana sulla linea gialla e viene avvicinato da un suo coetaneo che ha solo un anno in più armato di coltello. Lo aggredisce. Il copione è noto: il giovane non vuole guai e quindi consegna i soldi che ha nel portafoglio, altro non ha. Di solito finisce lì. Con il balordo che mette in tasca il bottino e fila via il più veloce possibile facendo il cenno del silenzio: altrimenti sono guai peggiori. Ma il peggio purtroppo deve arrivare: dopo aver messo in tasca i contanti l'aggressore non abbassa il coltello. Anzi. Lo preme un po' di più sul petto del ragazzino e lo costringe a seguirlo in una zona appartata. E qui approfitta sessualmente di lui. Pochi minuti. Ma drammatici e appena riesce ad allontanarsi, la giovane vittima cerca qualcuno a cui chiedere aiuto. Trova gli agenti di stazione, e racconta ai due dipendenti Atm cosa gli è appena capitato fornendo anche un'accurata descrizione del coetanei che lo ha aggredito. Poi entrano in azione i poliziotti e i filmati delle telecamere che permettono di identificare il ragazzo, rintracciarlo e fermarlo. Gli agenti lo perquisiscono e in tasca oltre al coltello utilizzato per la rapina trovano anche qualche grammo di droga. La sua è una delle tante storie di immigrazione e di emarginazione: arrivato qualche anno fa a Milano insieme alla madre da un Paese dell'Est, si è ritrovato abbandonato a se stesso. Una brutta deriva che finisce nella cronaca di una violenza che si fa fatica anche a raccontare.

Ora su disposizione della Procura della Repubblica per i minorenni è stato rinchiuso al Cpa di Torino, un centro di prima accoglienza per minori, in attesa della convalida del fermo. Nei suoi confronti si ipotizza il reato di violenza carnale, per ora non risulta sia stato interrogato ma potrà fornire la sua versione in occasione dell'udienza di convalida.

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