"Minacciava di farsi esplodere". Espulso studente della Normale

Turco di 25 anni, dottorando in Fisica a Pisa, postava su blog e siti web i suoi messaggi anti-occidentali. E si diceva pronto ad attentati nelle ambasciate

"Minacciava di farsi esplodere". Espulso studente della Normale

Roma - Era un dottorando in fisica presso la Scuola Normale di Pisa con un occhio al jihad. Studiava i buchi neri e la teoria delle stringhe, ma poi sul web manifestava le sue simpatie islamiste, postando su blog e siti internet messaggi anti-occidentali.

Per questo uno studente turco che frequentava un corso di perfezionamento in fisica alla Normale dopo essersi classificato terzo su sette alla prova di ammissione per l'accesso al Phd, è stato espulso dall'Italia alla fine di dicembre. Furkan Semih Dundar, 25 anni, era arrivato lo scorso novembre a Pisa. I sui post non sono sfuggiti alla Digos della città toscana che stava monitorando la rete. I sospetti della polizia sulle simpatie del ragazzo per il terrorismo di matrice islamica sono stati confermati dall'esito di una breve indagine e da una perquisizione nella sua abitazione, durante la quale sono stati sequestrati un cellulare e il tablet utilizzato per inviare le minacce. Minacce concrete, quelle di Semih Dundar, che avrebbe inviato mail a siti governativi italiani e stranieri minacciando di farsi esplodere davanti alle ambasciate. Il turco, così, è stato raggiunto da un provvedimento di espulsione eseguito subito dopo essere stato accompagnato in un centro di identificazione. Del provvedimento è stato informato l'ateneo, che ieri ha spiegato come lo studente fosse arrivato un mese prima alla Normale dopo essere stato ammesso in seguito ad una selezione effettuata in base al curriculum e a un colloquio, precisando che la Scuola «non controlla blog o siti personali su cui i propri allievi esprimono opinioni personali».

Dopo i fatti di Parigi l'allerta sicurezza resta alta in Italia. La minaccia dei fanatici islamisti è seria e il governo migliora le norme per rafforzare gli strumenti di prevenzione e repressione del terrorismo e per individuare e bloccare i foreign fighters che secondo l'ultima stima dell'Europol in Europa sarebbero circa 5mila. Le nuove norme, il cui testo doveva essere discusso ieri, sono slittate al Consiglio dei ministri di domani e confluiranno in un decreto legge. Un'accelerazione che dà idea di quanto sia grave il pericolo jihadista.

Intanto, a Roma, i pm sono al lavoro per fare luce sul rapimento di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due cooperanti rapite in Siria e rilasciate 5 giorni fa. Nelle indagini è finito anche un amico delle giovani, Mohammed Yasser Tayeb, il pizzaiolo siriano residente ad Anzola (Bo), che Greta contattò ad aprile prima di partire per Aleppo con Vanessa. A lui Greta aveva confidato i dettagli del suo imminente viaggio e parlato del progetto di distribuire kit di pronto soccorso ai miliziani anti-Assad. La telefonata tra i due è stata intercettata dagli investigatori del Ros che tenevano sotto controllo il pizzaiolo. Il sospetto è che l'uomo possa aver passato a qualcuno qualche informazione sensibile sulla missione delle cooperanti. Ma Yasser Tayeb non è indagato. Il suo nome compariva già in un'altra inchiesta sul sequestro di quattro giornalisti italiani, subito rilasciati, avvenuto sempre in Siria nel 2013. I reporter erano in contatto con un giovane che studiava a Bologna, Maher Alhamdoosh, amico del pizzettaro. Anche se pare non ci siano collegamenti tra i due episodi. Yasser Tayeb, che è anche presidente regionale dell'associazione della comunità araba siriana, si ritiene calunniato dalle notizie che lo riguardano e minaccia querele.

Ce l'ha soprattutto con chi ha pubblicato una vecchia informativa dei Ros in cui vengono ricostruiti i suoi rapporti con un'italiana, detta «Titti», appartenente alla struttura inglese dell'Unhcr, l'agenzia Onu per i rifugiati, che gli avrebbe dato dei consigli per trasferire in Svezia un gruppo di profughi siriani. «Non sono colpevole di alcun reato - dice - se non quello di essermi opposto a un regime sanguinario aiutando la popolazione civile siriana più sfortunata di me».

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