La moda piange Cardin. Lo stilista del futuro venuto dalla campagna. Riempì gli abiti di genio e conquistò Parigi

Nato in Veneto nel 1922, si trasferì in Francia tra le due guerre mondiali. L'intuizione di modificare i capi con metri di garza per dare vita ai suoi disegni. Dalla copertina del "Time" ai successi in ogni campo: un modello di stile

La moda piange Cardin. Lo stilista del futuro venuto dalla campagna. Riempì gli abiti di genio e conquistò Parigi

È stato sempre il primo, un vero genio del marketing e della comunicazione, ma anche un sarto eccezionalmente dotato nel taglio e nelle proporzioni. Nato il 2 luglio 1922 a Sant'Andrea di Barbarana, in provincia di Treviso, Pietro Costante Cardin è morto l'altro giorno a Neully sur Seine a 98 anni suonati. Era emigrato in Francia nel 1924 con i genitori che avevano perso la loro fiorente impresa agricola nella Grande Guerra. Lui è il più piccolo di otto fratelli, quello che si adatta meglio alla nuova realtà. Il suo nome diventa Pierre con il cognome pronunciato alla francese «Carden». Se gli dicevi che in Veneto l'avrebbero chiamato «Sior Cardin» con l'accento sulla i, si buttava via dal ridere: trovava buffissimo questo gioco di pronuncia delle vocali che qualunque cabalista indicherebbe come un segno del destino. Nel '36 a 14 anni entra come apprendista in una sartoria di Saint Etienne dove impara a fare prima i vestiti da uomo e poi quelli da donna. Gli servirà moltissimo perché se sai confezionare una giacca degna di questo nome puoi veramente osare qualsiasi cosa. Lui riuscirà a fare la giacca Bar di Christian Dior, una pietra miliare dell'eleganza contemporanea. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale il giovane Cardin si trasferisce a Parigi. Trova lavoro da Jeanne Paquin, magica creatrice di cappotti alla postigliona e mantelle. Poi passerà nell'atelier di Elsa Schiaparelli e infine viene assunto da Christian Dior, che lo nomina primo tagliatore del suo neonato atelier, anche se proprio il giorno prima Cristobal Balenciaga aveva scartato il giovane italiano. Più lungimirante di così Monsieur Dior non poteva essere perché sarà proprio Cardin a trasformare in realtà il suo sogno: affinare il corpo senza strizzare la vita. Siamo nel 1947 e Dior sta preparando i capi per la sua prima sfilata. Sopra alle gonne plissettate, per cui ci vogliono fino a 12 metri di tessuto, prevede una giacca molto avvitata che sboccia come un tulipano rovesciato sui fianchi. I disegni sono semplicemente sublimi, ma sembra impossibile tradurli in capi da indossare perché i tessuti troppo rigidi come si suol dire «sparano» e quelli morbidi fanno afflosciare miseramente quelle curve pensate per trasformare un fianco normale in un fianchetto da baiadera. Alla ventesima prova sul corpo della modella, Cardin corre in farmacia, compra svariati metri di garza che piega a fisarmonica e cuce all'interno del capo. Nasce così quello che Carmel Snow, storica direttrice di Harper's Bazaar, chiamerà New Look. Coco Chanel commenterà velenosa: «Dior imbottisce le donne». Il dado però è tratto e quando nel '50 Cardin farà la sua prima sfilata monsieur Christian gli manderà 144 rose rosse. Comincia cosi l'avventura più lunga e felice della moda moderna. Lui diventa subito lo stilista del futuro, quello che vestirà uomini e donne capaci di cambiare il XX secolo. Tra i tanti spiccano i Beatles con la celeberrima giacca nera dal colletto alla coreana, Jacqueline Kennedy come un'eroina spaziale e i soldati dell'esercito popolare di Mao. A lui solo verrà concesso il privilegio di provare le tute degli astronauti che stanno per atterrare sulla Luna. Nel '74 sarà in copertina sul Time come uomo dell'anno e già alle spalle ha successi d'ogni tipo: dal bubble dress (un incredibile vestito a bolli) creato nel 1954, alle sfilate in giro per il mondo tra cui quella del 59 in Giappone dove conosce Hiroko Matsumoto, la stupenda modella nipponica che per 12 anni sarà la sua musa. Quello stesso anno crea una linea di Prét-à-porter per i grandi magazzini Printemps e per punizione verrà cancellato dalla Chambre Syndical de la mode francaise. Lui se ne infischia. Firma licenze a destra e a manca: piastrelle per la casa, mobili che chiama «les scultures utilitaries», profumi, calze, scarpe, cappelli, cinture e perfino ristoranti o meglio il celeberrimo «Chez maxim's» comprato nel 1981 quando secondo il suo ex assistente, Jean Paul Gaultier, trovò il modo più sottile per vendicarsi di non esser stato ammesso in sala senza cravatta.

In realtà il «sior Cardin» ha trovato un altro modo di fare «schei». Apre infatti sedi di Chez Maxim's a New York, Londra e Pechino oltre a firmare un accordo per produrre e imbottigliare una speciale acqua minerale in provincia di Arezzo.

Nel frattempo compra a Lacostre il castello del marchese de Sade, a Venezia Cà Bragadin in cui ha vissuto Giacomo Casanova e a Théoule-sur-mer, nel golfo di Cannes, la villa Palais Bulles capolavoro modernista dell'architetto Lovag Antti. Insomma una vita incredibile con un unico rimpianto non aver avuto un figlio con Jeanne Moreau, l'unica donna della sua vita.

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