Morire per il calcetto. Lite tra tifosi peruviani: ucciso con tre coltellate

Sia la vittima sia l'omicida non giocavano ma hanno litigato a causa del derby di Lima

Morire per il calcetto. Lite tra tifosi peruviani: ucciso con tre coltellate

Morire da tifoso sfegatato a un torneo di calcio tra dilettanti. In mezzo a oltre trecento persone che gridano e si dimenano come impazzite non per le squadre in campo, bensì per quelle importanti ma lontanissime che giocano in madrepatria, in Sudamerica. Morire accoltellato in un campetto di periferia, in preda alla follia rabbiosa dell'esaltazione (e a qualche birra di troppo) senza nemmeno avere il tempo di realizzare un concetto basilare ma a quanto sembra non per tutti così immediato, ovvero che la vita è davvero troppo preziosa perché qualcuno possa solo immaginare di buttarla via come carta straccia. Tre coltellate al torace, due in alto, al costato destro, verso la spalla; l'altra, quella letale, appena sotto il cuore. Un fiume di sangue, l'assassino che si dilegua con il suo coltellino (potrebbe essere una lama di quelle a scatto, che in molti tengono nei portachiavi) e la gente che urla come impazzita, abbraccia il ferito a terra e quasi lo soffoca, vorrebbe a tutti i costi caricarlo sulla prima «Volante» che arriva sul posto. E con grande difficoltà e solo a un certo punto, - dopo la non facile operazione di convincimento della polizia - finalmente comprende che ci sono competenze da rispettare e che per raggiungere gli ospedali si usano le ambulanze e non le prime auto che passano.

È deceduto così, poco prima delle 20.30, al Niguarda, Adrian Yparraguirre Silva, 39 anni, peruviano, padre di due bimbi di 3 e 5 anni, autista in una ditta di spedizioni di San Giuliano Milanese. A nulla è valso l'intervento d'urgenza a cui è stato sottoposto: al suo arrivo in ospedale era già in condizioni gravissime. Era stato aggredito qualche minuto dopo le 18.30 in via del Ricordo, a Crescenzago, a nord della città e ai margini dei campi dell'Associazione sportiva «Asd Agrisport». Adrian era lì insieme alla sua compagna (che però non si è accorta di nulla), perché era proprio su quel terreno, poco lontano da via Padova, che si stava giocando un torneo molto sentito dai peruviani che abitano a Milano, la «Super League». Giusto per capire: la lite nata sabato sugli spalti è molto simile a quella che potrebbe svilupparsi tra tifosi di Inter e Milan o di Roma e Lazio visto a perdere la testa sono gli ultras delle due squadre di Lima, capitale del Perù, l'Alianza e l'Universitario.

Adesso gli investigatori della squadra mobile cercano il responsabile di questo omicidio assurdo, ma che comunque resta un delitto in piena regola nel quale il tifo impazzito e l'alcol trangugiato per un intero pomeriggio hanno giocato un ruolo primario. Per questo l'altra notte in questura c'è stata una vera e propria sfilata di persone che sono state sentite e verbalizzate per capire davvero chi ha fatto cosa.

«Tra i testimoni interrogati, oltre una trentina, naturalmente l'autore dell'omicidio non c'è.

Dobbiamo ricostruire esattamente i suoi movimenti per arrivare a lui e inchiodarlo in maniera incontrovertibile alle proprie responsabilità e non rischiare di portare in carcere magari qualcuno che non c'entra nulla, visto che di gente l'altro pomeriggio a tifare sul luogo dell'omicidio ce n'era proprio tanta e il clima era davvero molto elettrico» spiega il dirigente della squadra mobile Marco Calì i cui investigatori, coordinati dalla pm Marina Petruzzella, stanno analizzando sia i filmati delle telecamere della zona che quelli registrati con il telefonino dai presenti.

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