«La gente comune in Europa avrà un freddo feroce nelle proprie case quest'inverno». Dmitry Medvedev le spaccia per previsioni, ma le parole pronunciate ieri dal vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, guarda caso nel giorno in cui Nord Stream 1 ha riaperto, suonano come l'ennesima minaccia. Con il ritorno in funzione dell'impianto, che porta il gas dalla Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico, le forniture all'Europa sono tornate al 40% della capacità (67 milioni di metri cubi al giorno), come prima che il gasdotto fosse chiuso l'11 luglio per dichiarata «manutenzione». Mosca continua a parlare di «problemi tecnici», legati alle restrizioni occidentali, attribuendo la responsabilità dell'interruzione alle sanzioni che, secondo il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, «impediscono le riparazioni alle apparecchiature, comprese le turbine nelle stazioni di compressione». L'Unione europea ritiene invece quella sul gas una chiara intimidazione di Mosca e come ha detto chiaramente Ursula von der Leyen vuole e «deve farsi trovare pronta al ricatto russo». Cioè anche a uno stop definitivo, magari dietro al pretesto di un supplemento di lavori. Tutto ciò nonostante Gazprom si sia detta decisa ad adempiere a tutti i suoi obblighi e abbia annunciato di aver completato «con successo» i lavori programmati.
Eppure, anche su questo fronte, in un momento delicatissimo per gli equilibri internazionali e del vecchio continente, con la crisi del governo italiano in pieno corso, Bruxelles non mostra un fronte compatto. La Germania ammette tramite Klaus Müller, capo dell'Agenzia federale delle reti, di continuare a essere «alla mercè della Russia» sul gas, malgrado la ripresa delle forniture attraverso Nord Stream 1 e che «l'allarme non può rientrare». E Berlino annuncia di appoggiare il piano di emergenza della Commissione europea, che prevede per tutti i Paesi dell'Unione il taglio del 15% dei consumi di gas tra l'1 agosto e il 31 marzo 2023, per far fronte a un'eventuale interruzione totale della fornitura da parte della Russia. «È una proposta corretta», ha dichiarato il ministro dell'Economia e del Clima, Robert Habeck. Ma al piano si sono già detti contrari Spagna, Grecia e Portogallo. E anche Francia, Olanda e Polonia mostrano dubbi sulla forma: vorrebbero poter dire la propria prima che la Commissione possa dichiarare lo stato di emergenza energetica e trasformare il taglio da volontario a obbligatorio.
Chi va per conto proprio, ancora una volta, dopo aver già ottenuto la deroga all'embargo al petrolio russo, è l'Ungheria di Viktor Orbán. Ieri il suo ministro degli Esteri, Peter Szijjarto, è stato a Mosca, chiedendo all'omologo russo Sergei Lavrov che la Russia aumenti le forniture di gas all'Ungheria. L'incontro si è concluso con un comunicato in cui Budapest ha annunciato l'acquisto da Mosca di 700 milioni di metri cubi di gas metano in più rispetto alla quantità prevista nel contratto a lungo termine (4,5 miliardi di metri cubi l'anno attraverso il gasdotto via Turchia, Bulgaria e Serbia), «con lo scopo di garantire l'approvvigionamento energetico del paese». Una mossa in totale controtendenza rispetto al resto dell'Unione europea, che punta a emanciparsi del tutto dall'energia russa. Poco prima, Lavrov aveva spiegato come la cooperazione con l'Ungheria fosse «ostacolata dalla politica russofoba perseguita da Washington e dall'Ue, che comporta un aumento sfrenato delle sanzioni, senza un'analisi sensata delle conseguenze per i Paesi che le impongono». E aveva annunciato «soluzioni da questi capricci e tentativi di punirci», spiegando che Russia e Ungheria intendono sviluppare progetti congiunti nel campo di energia e trasporti.
Curioso inoltre che, mentre il nostro Paese vive ore difficili e di incertezza politica, con le dimissioni del presidente del Consiglio Mario Draghi - leader al
centro della battaglia europea contro l'aggressione russa in Ucraina - e mentre si va verso nuove elezioni, Gazprom è tornata ieri ad aumentare le forniture verso l'Italia, con una crescita del 71,4% rispetto al giorno prima.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.