Roma - Un Nazareno in salsa europea prende forma dietro le vetrate del Parlamento Ue. Sempre che, almeno a Strasburgo, i partiti di sinistra rispettino i patti. Il forzista Antonio Tajani andrebbe a sedersi sullo scranno più alto dell'emiciclo. In cambio, il Ppe cederebbe ai socialisti la presidenza del Consiglio europeo. A rimpiazzare l'ormai precario Donald Tusk alla guida dell'assemblea dei capi di Stato e di governo potrebbe andare la danese Helle Thorning Schmidt, già primo ministro in patria ed esponente di primo piano del partito socialdemocratico.
«Anche prima del 17 gennaio, data della votazione, alcuni importanti Paesi a guida popolare potrebbero rendersi disponibili ad appoggiare una personalità di sinistra come prossimo presidente del Consiglio. Della Thorning Schmidt si parla con insistenza», dice l'europarlamentare del Nuovo Centrodestra Giovanni La Via. L'obiettivo dei socialisti, che per la presidenza del parlamento schierano Gianni Pittella, è evitare che i popolari, gruppo di maggioranza relativa, ottengano il controllo di tutte e tre le istituzioni.
L'asse Ppe-Pse, che sostiene l'attuale Commissione, potrebbe essere messo a rischio dall'eventuale elezione di Tajani. «I socialisti non possono e non devono privarsi di un loro rappresentante alla guida di un'istituzione. Se Martin Schulz si fosse ricandidato, sarebbe stato rieletto. È giusto che Pittella ne prosegua il lavoro», afferma l'eurodeputata Pd Michela Giuffrida. Per Schulz sarebbe stata la terza volta alla guida dell'assemblea, dopo la conferma strappata nel 2014 nell'ambito dell'accordo che avrebbe poi portato Jean Claude Juncker al vertice dell'esecutivo comunitario. Ma il tedesco ha deciso di tornare alla politica nazionale, e la candidatura dell'ex commissario europeo sembra al momento la più forte in virtù dei numeri. I popolari sono 216, contro 189 socialisti. Per vincere servono 376 voti, la maggioranza. È improbabile, dato che si presenteranno quattro candidati (tutti italiani), che uno dei contendenti riesca a spuntarla al primo turno. «Se la supremazia di Antonio Tajani risultasse evidente sin da subito sostiene Giovanni La Via gli altri gruppi potrebbero convergere su di lui in cambio del sostegno ai loro candidati vicepresidenti». Difficilmente però i socialisti si accontenterebbero di un ruolo da comprimari. Ecco che il sacrificato sull'altare delle larghe intese all'europea potrebbe essere Donald Tusk.
Il mandato dell'ex premier polacco a Bruxelles scade tra cinque mesi, e il governo del suo paese, ora nelle mani dei conservatori di Diritto e Giustizia, non ha intenzione di sostenerne la ricandidatura. «Se dovesse liberarsi una poltrona di questo peso, tutto andrebbe a posto. Le trattative potrebbero concludersi nel giro di un paio di mesi».
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