Quella culla termica era stata lì per sei anni, senza che nessuno avesse mai pensato di utilizzarla, come quelle polizze assicurative che alla fine uno è contento di pagare per non servirsene. Poi ieri mattina don Antonio Ruccia ha sentito squillare il cellulare collegato alla culla e ha capito che l'idea di installare quell'attrezzo non era stata vana. Era nato per la seconda volta Luigi. Probabilmente, Luigi.
È alla fine una bella storia quella che arriva da Bari. Una storia di un amore impraticabile, forse di poco coraggio ma non di incoscienza, che della paura è spesso la sorella distopica. Una storia che ha come scatola nera narrativa una culla termica che dal 24 giugno del 2014 si trova nella parrocchia di San Giovanni Battista nel quartiere Poggiofranco a Bari. Si tratta di una versione aggiornata della ruota degli esposti, dove un tempo i genitori che non si sentivano in grado di occuparsi del proprio figlio potevano lasciarlo in modo anonimo, certi che qualcun altro vi avrebbe provveduto. La struttura della parrocchia barese è aperta 24 ore al giorno, in via Arcidiacono, un angolo tranquillo e protetta dagli sguardi indiscreti, vicino a un cartello che spiega la sua funzione e il modo in cui utilizzarla: «Nessun bambino è un errore - vi si legge -. Se sei in una situazione difficile e non riesci a prenderti cura del tuo bambino, lascialo nella culla termica. Nel più completo anonimato, sarà accolto e assistito». La culla termica gestisce in modo intelligente la temperatura, riuscendo anche a «leggere» l'abbigliamento del piccolo, ed è dotata di un dispositivo che avverte il parroco e i medici del reparto di neonatologia del Policlinico barese, in collaborazione con il quale l'iniziativa viene gestita.
Così alle 8,15 di ieri il telefonino di don Antonio ha preso a squillare e il prete ha capito subito che non si trattava di un fedele mattiniero, perché quella suoneria non era la solita suoneria. È corso fuori, e ha trovato quel piccolo coso che «strillava come un matto ed era meraviglioso». In pochi minuti sono arrivati i carabinieri, poi medici del Policlinico che hanno portato quel piccoletto da raccolta differenziata in ospedale, lo hanno visitato, hanno stabilito che avesse circa una settimana di vita e che sta benissimo, bello lui.
Vicino alla culla don Antonio ha trovato un biglietto.
C'era scritto che il bambino si chiama Luigi, che i genitori vorrebbero che quel nome restasse, e che la mamma e il papà lo avrebbero amato per sempre.L'amore segue spesso strade strane, e nessuno può permettersi giudicare quella - certamente tortuosa - scelta dai due genitori.
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