Nicolò al padre killer. "Perché ci hai rovinati?"

Faccia a faccia in tribunale: "Volevo guardarlo negli occhi". L'uomo ha ucciso madre e sorella

Nicolò al padre killer. "Perché ci hai rovinati?"

Ha cercato gli occhi del padre senza incontrarli. Quel padre che nella notte tra il 3 e 4 maggio 2022 nella casa di Samarate gli ha distrutto la famiglia, annientando a martellate nel sonno la mamma Stefania Pivetta, 56 anni e la sorella Giulia, di 16 anni.

Nicolò Maja, 24 anni, ieri è arrivato su una sedia a rotelle a Busto Arsizio, dove si sta celebrando il processo. Indossava una maglia nera con sopra la foto delle due vittime. «Volevo portale con me - ha detto - mi danno la forza per andare avanti». Da quel giorno la vita del giovane è stata una via crucis. Quattro mesi di ricovero in ospedale, puntellati da interventi su interventi, dopo essere riuscito a scampare alla furia omicida del genitore, Alessandro Maja, che lo aveva già colpito alla testa. Una strage, quella di Samarate (Varese) che ancora non ha una spiegazione certa.

Il geometra, che oggi ha 58 anni, era in Tribunale per rispondere del duplice omicidio delle due donne e del tentato omicidio del figlio. Alessandro ha avuto il coraggio di guardare il padre assassino. Avrebbe voluto conoscere il perché, avere una spiegazione a quel gesto folle e insensato che gli ha stravolto la vita, facendolo piombare in un incubo. Ma dovrà attendere la prossima udienza, fissata per il 19 maggio. «Non è stato facilissimo guardare mio padre - ha detto provato da tanto dolore -. Abbiamo incrociato gli sguardi, ma non so se mi ha visto dal momento che era senza occhiali. Era sciupato. Forse la prossima volta gli parlerò, voglio chiedergli perché ci ha rovinato la vita. Ora sono tranquillo, penso sempre a mia mamma e mia sorella che mi danno la spinta per andare avanti, per questo ho indossato la maglietta con le loro foto. Loro ora vivono in me».

L'udienza di ieri è stato un passaggio tecnico nel processo per l'affidamento dell'incarico al perito, dopo la decisione del presidente della Corte d'assise di Busto Arsizio Giuseppe Fazio di assecondare la richiesta della difesa. È necessario stabilire se, come sostiengono i legali dell'imputato, fosse capace di intendere e di volere al momento dei fatti e se ora è in grado di stare in giudizio. Il pm Martina Melita ha accettato che venga fatta una perizia super partes e il professor Marco Lagazzi, criminologo e psichiatra forense, avrà 60 giorni di tempo per stilarla. L'avvocato di parte civile, Stefano Bettinelli, intanto ha chiesto il dissequestro della villetta della tragedia.

«L' ho uccisi tutti questi bastardi», aveva detto Alessandro Maja dopo la mattanza, anche se non si è capito a cosa si riferisse. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, prima avrebbe ucciso la moglie, che riposava sul divano del salone, poi Giulia che dormiva nella sua camera e infine si è scagliato contro Nicolò, che però si è svegliato e ha iniziato a chiedere aiuto, attirando l'attenzione di una vicina che ha chiamato il 112 mentre il geometra, in un ennesimo gesto di follia, tentava di darsi fuoco.

Ma cosa ha spinto un uomo apparentemente tranquillo a prendere in mano quel martello? Probabilmente il fatto che Stefania avesse deciso di lasciarlo. Si era rivolta a un avvocato per una consulenza sulla separazione, perché il marito era cambiato. «Mi sentivo un fallito» avrebbe detto il geometra, convinto di aver sbagliato un progetto che gli era stato commissionato da un'azienda.

Temeva una penale, che avrebbe affossato la condizione economica della sua famiglia ed era forse piombato in uno stato di angoscia così profondo da aver perso la lucidità. Ma questo potrà dirlo solo la perizia, che verrà ultimata prima della prossima udienza.

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