"Noi lo aiutavamo. Lui ha stuprato e ucciso la nostra bambina"

"Se ha coraggio, David ci guardi negli occhi". L'indagato: "Io volevo bene a quella bimba"

"Noi lo aiutavamo. Lui ha stuprato e ucciso la nostra bambina"

«Noi lo aiutavamo. Gli davamo da mangiare. Gli abbiamo cercato un lavoro. Lo accoglievamo in casa. E lui come ci ha ripagato? Violentando e uccidendo la nostra bambina?». Le parole dei genitori di Maria, 9 anni, stuprata e annegata nella piscina di un agriturismo a San Salvatore Telesino (Benevento) seguono il ritmo sincopato del dolore. Il barometro dell'anima alterna momenti di rabbia tempestosa ad attimi di calma piatta. L'ingresso della casa dei coniugi Unguranu (30 anni lui, 27 lei, entrambi rumeni) è inondato di sole, ma all'interno è buio pesto. Da 48 ore la luce si è spenta anche nei cuori della mamma di Maria (che racimola qualcosa facendo la badante) e del papà della vittima (che sbarca il lunario facendo il giardiniere e mille altre metieri). Due genitori che si sentono traditi da un giovane che consideravano amico di famiglia e che - se le accuse verranno confermate - si è trasformato nel nemico più infame.

Ieri, per David, 21 anni, pure lui rumeno, altre ore di interrogatorio. Non solo da parte dei carabinieri, ma anche dei giornalisti a cui il romeno ha balbettato: «Non ho mai toccato Maria, le volevo bene». Ma allora perché, durante le fasi della ricerca della bambina, lui non ha detto che, almeno per un po' di tempo, la piccola era stata con lui in macchina? Sconvolto da questo atteggiamento è il padre di Maria: «Ha detto che si era dimenticato di dirmelo? Ma un amico non si comporta certo così. Vorrei guardarlo negli occhi per capire se dice la verità o mente». Lui, Marius Unguranu, il brutto presentimento l'aveva esternato subito: «Alla mia bimba hanno fatto sicuramente qualcosa di brutto...». I sospetti, ora, sono tutti su David, l'«insospettabile». La sua versione («Maria è stata con me in macchina ma poi lo subito riaccompagnata davanti ala chiesa») ha l'equilibrio di un castello di carte; l'alibi («Ho trascorso tutta la serata in compagna di mio fratello») ha la consistenza di una torre di sabbia. Agli inquirenti è bastato poco per far venir giù tutto. La verità è «altra». Secondo gli investigatori David, domenica sera, ha portato Maria all'interno dell'agriturismo chiuso per turno, lì ha abusato di lei e poi l'ha gettata in acqua annegandola. Un'ipotesi che ha bisogno di ulteriori conferme, ma che i primi esiti dell'autopsia avvalorano. Intanto, di ora in ora, si aggiungono particolari atroci al dramma di una bambina che oggi tutti dicono di amare, ma che nessuno è stato in grado di proteggere. Sul cadavere di Maria c'erano molti graffi e i test avrebbero accertato «più violenze».

«Credo che le responsabilità della morte della piccola

Maria vadano cercate altrove - ha dichiarato all'Adnkronos Giuseppe Maturo, difensore di Daniel, indagato per omicidio e violenza sessuale. Con le ipotesi accusatorie contestate al mio cliente ritengo che non ci siano troppi elementi a suo sfavore, altrimenti sarebbe stato portato in carcere. Difficilmente, con una contestazione di omicidio volontario e violenza sessuale aggravata, si può rimanere a piede libero. L'iscrizione nel registro degli indagati è stato un atto dovuto per permettere la nomina del perito in vista dell'autopsia. Non si strumentalizzi la situazione. Siamo tutti impegnati per cercare la verità su quanto è accaduto».

Restano sotto sequestro l'abitazione e la vettura di Daniel: una Volkswagen blu che è stata vista nei pressi della chiesa del paese.

Molti testimoni concordano: «Maria era in quella macchina guidata da Daniel». Dopo quell'avvistamento, della bambina si sono perse le tracce. Quando Maria è riapparsa, era ormai troppo tardi.

«Sembrava un pupazzo che galleggiava», ha raccontato la donna che ha scorto il cadavere a pelo d'acqua, facendo scattare l'allarme. I carabinieri sono arrivati subito. Non era un «pupazzo», era il corpo di una bambina. Di cui qualcuno ha abusato, per poi gettarla nella piscina. Come fosse un pupazzo. Ormai rotto.

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