Ecco chi sono gli esclusi dal nuovo concistoro di Bergoglio

Francesco ha annunciato la creazione di 21 nuovi cardinali. I nomi dell'elenco hanno stupito e tra gli assenti si notano..

Ecco chi sono gli esclusi dal nuovo concistoro di Bergoglio
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Domenica scorsa il Papa ha annunciato il decimo concistoro del suo ormai lungo pontificato. Il prossimo 7 dicembre Francesco creerà 21 nuovi cardinali, tutti elettori tranne uno. Una decisione che guarda evidentemente al conclave, anche perché molti dei nuovi membri del sacro collegio sono giovani se non giovanissimi: monsignor Mykola Bychok, ad esempio, è un classe 1980 mentre l'uomo dei viaggi papali e apprezzato per il sorriso, monsignor George Jacob Koovakad, è del 1973. L'elenco non ha fatto discutere solo per la poca esperienza dei nuovi cardinali, ma anche - come spesso è accaduto - per le assenze "pesanti".

Gli italiani rimasti fuori

Quattordici anni dopo il ritiro di Severino Poletto, Torino torna ad avere un arcivescovo nel sacro collegio. Per 12 anni prima Benedetto XVI e poi Francesco non avevano concesso quest'onore a monsignor Cesare Nosiglia, mentre a quasi 2 anni dall'insediamento l'attuale titolare Roberto Repole riceverà la berretta rossa. Se Torino esulta, ci sono altre prestigiose cattedre italiane a "piangere" per l'esclusione dal concistoro: mancano, come prevedibile, monsignor Mario Delpini e monsignor Francesco Moraglia, rispettivamente arcivescovo di Milano e patriarca di Venezia. Dopo undici anni di pontificato, questa scelta non ha destato sorprese. Meno attesa, invece, è l'assenza di monsignor Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli che ama farsi chiamare "don Mimmo" e si mostra particolarmente attento all'agenda pastorale di Bergoglio. Resta senza berretta rossa anche l'arcivescovo "missionario" di Firenze, monsignor Gherardo Gambelli e quello di Palermo monsignor Corrado Lorefice.

La fatal Lovanio

Nei pronostici prima di domenica, tutti si dicevano convinti che nell'elenco di nuovi cardinali ci sarebbe stato monsignor Luc Terlinden, arcivescovo di Malines-Bruxelles. Titolare in continuità di una diocesi già guidata da due prelati molto cari a Bergoglio come i cardinali Godfried Danneels e Jozef De Kesel, il presule belga aveva il profilo giusto e la giovane età che ultimamente rappresenta un valore in più per l'ingresso nel club più esclusivo del mondo. Eppure il suo nome non è stato pronunciato dalla finestra del Palazzo Apostolico. Ora c'è chi maligna che a determinare l'esclusione potrebbe essere stato il disastroso esito del recente viaggio papale in Belgio, con le accuse pubbliche del primo ministro Alexander De Croo e la contestazione di professori e studenti dell'Università Cattolica di Lovanio.

Africani e tedeschi

In Segreteria di Stato l'annuncio di concistoro fatto dal Papa deve aver provocato più di un mugugno: con la sua abitudine a spiazzare, infatti, Francesco ha annunciato la creazione di un semplice officiale come George Jacob Koovakad che si ritroverà, dunque, ad avere come superiori il segretario per i rapporti con gli Stati monsignor Paul Richard Gallagher e il sostituto Edgar Peña Parra rimasti senza porpora. Un'altra nota rilevante è la scarsa presenza della Chiesa dell'Africa subsahariana. L'unico, infatti, è il monsignore ivoriano Ignace Bessi Dogbo, arcivescovo di Abidjan. Peggio è andata, però, alla Chiesa tedesca reduce dal cammino sinodale promotore di un'agenda ultra-progressista: ancora una volta, infatti, Francesco non ha creato alcun cardinale originario della Germania.

Paradossalmente, in questi undici anni di pontificato che hanno visto ben dieci concistori l'unico tedesco elettore creato cardinale dal Papa è stato Gerhard Ludwig Müller, una voce critica. L'altro è stato nel 2015 il cardinal Karl-Joseph Rauber, morto lo scorso anno, che prima dell'elezione di Francesco si fece notare per aver criticato Benedetto XVI.

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