Fisco, giallorossi in tilt per l'incontro Draghi-centrodestra

Giallorossi indispettiti per il vertice tra il premier, Forza Italia e Lega. L'ira del Pd: "Metodo stravagante". Il M5S avverte: "Non accetteremo un accordo già chiuso senza confronto"

Fisco, giallorossi in tilt per l'incontro Draghi-centrodestra

I giallorossi vanno in tilt dopo l'incontro avvenuto a Palazzo Chigi tra il premier Mario Draghi e le delegazioni di Forza Italia e Lega. Le forze del centrodestra di governo hanno chiesto con forza un colloquio con il presidente del Consiglio, da cui si aspettavano delucidazioni e chiarimenti sulla delega fiscale. L'obiettivo era quello di ottenere rassicurazioni che in effetti, almeno a parole, sono arrivate: Draghi ha confermato che non ci sarà alcun aumento delle tasse per gli italiani. La mossa del centrodestra però non è piaciuta ai compagni giallorossi, indispettiti dall'atteggiamento degli alleati (momentanei) di governo.

L'ira del Pd

Su tutte le furie il Partito democratico, che non ha perso tempo per esternare la propria irritazione per quanto avvenuto nei giorni scorsi: Gian Mario Fragomeli, capogruppo del Pd in commissione Finanze, ha tenuto a dire chiaro e tondo che eventuali modifiche alla riforma fiscale "non potranno scaturire da un accordo frutto di una trattativa privata fra il governo e Lega, Forza Italia e compagnia bella".

I dem lo bollano come un metodo "stravagante quanto inaccettabile". Motivo per cui hanno ribadito l'invito a lavorare in piena trasparenza in Parlamento. Dal Partito democratico parlano di "sceneggiate" da parte del centrodestra, accusato di portare avanti delle iniziative mosse da una "fantasiosa vena propagandistica". Anche Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera, ha puntato il dito contro Forza Italia e Lega: a suo giudizio i due partiti avrebbero scelto la strada della propaganda "e delle convenienze di partito", sollevando delle problematiche "che non esistono" e facendolo "a favore di telecamera".

L'avvertimento del M5S

Non poteva mancare l'eco del Movimento 5 Stelle, che ormai sembra essere la costola del Partito democratico. Ed ecco che la presa di posizione dei grillini combacia con quella del Pd. Vita Martinciglio, capogruppo del M5S in commissione Finanze alla Camera, ha messo le mani avanti: sul tema della delega fiscale i 5 Stelle non si sentiranno "vincolati ad accordi fatti con 'trattativa privata' tra Mef e due partiti di maggioranza".

Pertanto un accordo già chiuso "senza confronto con le altre forze di maggioranza" viene giudicato del tutto "inaccettabile". Anche la grillina Martinciglio parla di "teatrino" del centrodestra, che starebbe "ostacolando" la strada della riforma fiscale. In realtà le continue provocazioni dei giallorossi stanno mettendo il bastone tra le ruote, intralciando il percorso che porta alla mediazione per evitare strappi in maggioranza.

L'incubo patrimoniale

Il sospetto del centrodestra è che si possano partorire testi poco chiari "che rischiano di prestarsi a interpretazioni ambigue", lasciando così ampio spazio per possibili aumenti di tasse. Antonio Martino - deputato di Forza Italia - ha osservato che la reazione del Partito democratico suona come "una diffida" al presidente Draghi, come se il governo fosse "una succursale del Pd".

In tutto ciò torna l'incubo della patrimoniale, una misura che la sinistra nostrana non sembra aver mai abbandonato.

A lanciare l'allarme in tal senso è stato Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, che ha accusato il fronte rosso di voler aumentare le tasse. Nello specifico ha detto senza mezzi termini che Pd e M5S sono "sostanzialmente e culturalmente favorevoli alla patrimoniale", accomunati dall'idea secondo cui la proprietà "è un furto".

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