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"Non esistono lupi solitari, dietro c'è sempre il Califfo"

Lo studioso di religioni Massimo Introvigne: "I predicatori jihadisti sanno che, grazie al web, qualcuno seguirà il loro messaggio"

"Non esistono lupi solitari, dietro c'è sempre il Califfo"

Massimo Introvigne, sociologo e storico delle religioni, è un attento osservatore del rapporto tra l'occidente e il mondo musulmano.

Professore, che idea s'è fatto della strage di Nizza? Un attentato anomalo...

«Per nulla. Si parla molto di lupi solitari. In realtà si tratta di figure che non esistono più da anni, è una categoria vecchia. Le comunità musulmane non sono più comunità fisiche che si ritrovano nelle moschee. Sono comunità costituite da individui che maturano le proprie convinzioni online. Dietro il lupo solitario ci sono sempre le idee e la propaganda della Rete».

Non sappiamo neppure se l'attentatore fosse vicino all'Isis.

«Ma sapere che avesse contatti con lo Stato islamico o Al-Qaeda non è così importante, perché i sostenitori di queste centrali terroristiche sono ormai in grandissima parte comunità virtuali che vivono su Internet e sui social. Non siamo più ai tempi di Bin Laden. Oggi il Califfo che predica sotto la sua tenda o i leader nascosti nelle grotte non sanno chi raccoglierà i messaggi che lanciano. Ma sanno che qualcuno li raccoglierà. E agirà di conseguenza».

In Europa sono sempre in Francia, o nel Belgio francofono...

«Perché in Francia esiste una percentuale molto alta, l'8% di cittadini che hanno in tasca il passaporto francese ma detestano lo Stato francese, anche se sono nati lì».

E perché detestano la Francia?

«Per una ragione religiosa e una sociale. La prima: la Francia con la sua insistita difesa della laicità è il Paese più lontano che ci sia dalla mentalità musulmana. Il valore della libertà, incarnata per la Francia nella data del 14 luglio, è inaccettabile per i musulmani. La seconda: la Francia, per i musulmani che ci vivono, è il Paese che non ha saputo mantenere le promesse di benessere economico e prosperità nelle quali loro avevano creduto. I terroristi di oggi sono musulmani immigrati molti anni fa, o addirittura di seconda generazione. Cioè sono figli di una stagione in cui la Francia aveva bisogno di manodopera e incoraggiava l'immigrazione con l'assicurazione di un lavoro, di integrazione, di scolarizzazione... Ma tutto ciò non si è realizzato, anche per la crisi economica. E così oggi da una parte la società francese discrimina gli immigrati e i suoi figli, dall'altra i musulmani si sentono traditi e privati di un sogno».

Ed ecco lo scontento che diventa il brodo di coltura per il terrorismo.

«Messo ai margini della società, in una Paese che detesta, all'interno di una comunità virtuale che predica violenza, condizionato dalla propaganda ultra-religiosa, un individuo può essere spinto ad agire anche da solo. E per colpire può bastargli un coltello, o un camion».

E se si dimostrasse che l'attentatore di Nizza fosse «solo» un depresso?

«Non cambia nulla. In altre epoche i depressi si sparavano in bocca. Se oggi si lanciano con un camion sulla folla è perché su Internet trovano modelli da emulare e sentono il portavoce del Califfato che li incita a uccidere».

Hollande ha lanciato un appello molto generico: chiede che «la Francia sia più forte di chi vuole farci il male». E il Papa prega per «la conversione dei cuori accecati dall'odio». Nessuno usa la parola islam o islamismo.

«Hollande è difficile da giustificare, mentre comprendo il Papa che, al di là del messaggio di cordoglio di oggi, in altre occasioni ha chiesto in maniera decisa alle autorità e ai teologi musulmani di condannare la propaganda jihadista».

Islam e violenza. Esiste o no un legame?

«La verità ha due facce. Non si può negare che l'Islam radicale sia una componente del terrorismo che ha colpito la Francia: il Califfato è certamente colpevole, anche se magari non ha telediretto l'attentatore di Nizza... Ma bisogna anche ricordare che una grandissima parte dei musulmani disapprova gli attentati, non fosse altro perché spesso tra le vittime della violenza ci sono altri musulmani, e per il diritto islamico ciò è un peccato e un atto illecito. Persino i fondamentalisti non accettano azioni che mettono a rischio la vita di altri musulmani. Il problema è una piccola frangia di ultra fondamentalisti che prostituiscono il nome di Dio alla violenza».

E lì che si annida il male.

«Ecco il problema. Ne basta uno su centomila ed esplode la tragedia. Come a Nizza».

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