"Non sono fascista". E tende la mano agli imprenditori

Mano tesa agli imprenditori ed ennesimo sforzo per dire che no, non è fascista.

"Non sono fascista". E tende la mano agli imprenditori

Mano tesa agli imprenditori ed ennesimo sforzo per dire che no, non è fascista. Né post, né neo. Giorgia Meloni si danna per far passare i punti del proprio programma, messa all'angolo com'è dalla stampa nostrana ed internazionale su questioni quali il simbolo, la fiamma, i saluti romani et similia. L'ultimo schiaffo arriva dal settimanale britannico The Spectator che la sbatte in prima pagina. Nella sua caricatura la leader di Fdi si accende una sigaretta con uno zolfanello con tanto di fiamma tricolore. Titolo: «Prima donna. È Giorgia Meloni la donna più pericolosa d'Europa?». Nell'intervista al settimanale ribadisce: «La fiamma nel simbolo di Fratelli d'Italia non ha niente a che fare con il fascismo, ma è il riconoscimento del viaggio fatto dalla destra democratica attraverso la storia della nostra Repubblica. E noi ne siamo orgogliosi». E ancora: «Io non mi nascondo. Se fossi fascista, direi che sono fascista. Non ho mai parlato di fascismo, invece, perché non sono fascista. Nel Dna di Fratelli d'Italia non c'è nostalgia per fascismo, razzismo o antisemitismo. C'è invece un rifiuto per tutte le dittature: passate, presenti e future».

Poi, su facebook, posta un video dove dice la sua su fisco e burocrazia: «Dieci anni di governi di sinistra hanno reso la vita impossibile a chi vuole fare impresa. Trattati come delinquenti o come evasori a prescindere, gettati nella giungla della burocrazia e del Grande Fratello fiscale, vessati da tasse troppo alte - attacca -. Fare impresa in Italia è praticamente diventato un atto eroico». Ecco la soluzione: «Serve una rivoluzione copernicana nei rapporti tra lo Stato e le imprese. Non bisogna disturbare chi vuole fare. Serve una burocrazia snella, tasse sostenibili e un rapporto equilibrato tra Stato e fisco».

E poi, basta con la concorrenza sleale, soprattutto dei cinesi: «Deve finire l'odioso fenomeno dell'abusivismo e della concorrenza sleale nel commercio, nel turismo, nei servizi, nella manifattura, ecc. Non permetteremo più il gioco dell'apri e chiudi fatto da soprattutto dagli extracomunitari, quello di aziende che non pagano un euro di tasse, agiscono nell'illegalità e poi chiudono i battenti prima che lo Stato si accorga di loro, per riaprire magari con altro nome».

Quindi: «Chi vuole lavorare da noi è il benvenuto, ma chi arriva da fuori dell'Ue, prima di aprire la serranda, dovrà presentare una fidejussione a garanzia del pagamento delle tasse. Così che tutti - sostiene - possano competere ad armi pari».

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